Solo ieri, TopLegal.it ha dato notizie delle due ennesime operazioni di quotazione in borsa di aziende italiane. Si tratta della Landi Renzo, società di Reggio Emilia attiva nei sistemi di alimentazione per autotrazione eco-compatibili pronta al debutto sullo Star e della Screen Service Broadcasting che si appresta a sbarcare all’Expandi. Ma le opezaioni attualmente in corso sono tante, senza contare che nei primi 6 mesi di quest’anno le Ipo concluse sono state già 10.
Assieme alla corsa ai listini, come racconta TopLegal di giugno, è partita la guerra dei prezzi tra gli studi legali che vogliono apporre il proprio sigillo su queste operazioni. Normalmente la parcella dei legali dell’emittente oscilla dai 250mila fino ai 700mila euro. Ma sul mercato pare che alcuni studi propongano parcelle il cui ammontare oscilla da un minimo di 100mila fino a un massimo di 250mila euro.
Lo scopo è “sacrificare” parte dei proventi al fine di arricchire il proprio track record e acquisire un nuovo cliente che, dopo la quotazione, sarà bisognoso di consulenza continua sugli obblighi che esistono in capo a chi assume lo status di società quotata. Ma i clienti sono avvisati. A fronte di prezzi bassi la qualità del servizio non sempre è garantita. Come accade del resto in qualsiasi settore di mercato. «La guerra dei prezzi», sottolinea Pietro Fioruzzi, partner dell’ufficio di Milano di Cleary Gottlieb Steen & Hamilton, «è un fenomeno che assolutamente esiste. Sul mercato sono spesso proposte delle fee troppo basse rispetto alla mole di lavoro per operazioni di questo tipo. Il fatto che diversi studi continuino a proporre fee ribassate ha creato presso alcuni clienti la convinzione che siano questi i corretti livelli di remunerazione. Alcuni emittenti fanno fatica a riconoscere gli strumenti più idonei a proteggere i loro interessi (incluso il loro tempo) e la qualità delle risorse senior che un’operazione di questo tipo richiede. È chiaro che questa guerra dei prezzi mette in difficoltà tutti gli studi, poichè ci si trova a doversi confrontare con dei compensi che non sono allineati a quelli applicati ad altro tipo di pratiche in Italia e allo stesso tipo di pratiche negli altri paesi paragonabili all’Italia».
Affermare comunque a priori a quanto ammonti precisamente la parcella di uno studio legale per una Ipo è difficile. Anche perchè le fee in queste pratiche variano a seconda di determinati fattori. «Il prezzo della consulenza legale in una Ipo», interviene Stefano Valerio, partner di d’Urso Munari Gatti, «varia a seconda della dimensione dell’operazione, a seconda del ruolo che lo studio legale ha nella quotazione, nonché della circostanza che venga predisposta anche l’offering circular e, eventualmente, sia prevista la sollecitazione presso investitori statunitensi. Lo studio legale che assiste la società, in media, percepisce per la consulenza un importo maggiore rispetto ai legali che assistono gli istituti di credito».
I legali dell’emittente, infatti, hanno solitamente un compito più oneroso rispetto a quelli che operano per le banche, dovendo scrivere il prospetto informativo, occuparsi della documentazione societaria e di tutte le questioni relative alla corporate governance.
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