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Passaggio generazionale, ultimo giro?

Leo De Rosa, fondatore di Russo De Rosa, spiega a TopLegal che «l’attuale fiscalità su operazioni legate al passaggio generazionale è ancora considerata “facilitante” rispetto ad altre esperienze estere»

05-12-2018

Passaggio generazionale, ultimo giro?


Se le motivazioni familiari e personali sono alla base delle scelte per il passaggio generazionale, il diritto tributario può diventare un “lubrificante” se non un vero e proprio “motore” delle decisioni. Soprattutto nell’attuale fase storica, una delicata combinazione economica, demografica e politica in cui le operazioni straordinarie e la fiscalità del patrimonio diventano di forte attualità. Lo spiega a TopLegal Leo De Rosa (in foto), fondatore di Russo De Rosa, sottolineando come «occorrerà necessariamente ripensare le configurazioni degli assetti proprietari, gli organigrammi societari e più in generale le modalità di detenzione, protezione e trasmissione del patrimonio imprenditoriale e non».

In particolare, l’ingresso e la faticosa uscita da una delle crisi economiche più rilevanti dal dopoguerra ha segnato «la necessità di gestire l’emergenza, la straordinarietà, la discontinuità (come amo definirla) imprenditoriale e familiare — ha spiegato De Rosa — e ha portato aziende e titolari di patrimoni rilevanti a cercare spazi di ottimizzazione ed efficientamento. A questo si è aggiunta l’incombenza del fattore anagrafico che ha indotto imprenditori e clienti privati ad affrontare i temi della detenzione, protezione e trasmissione della ricchezza tra generazioni.

Ecco, è in questo senso che il diritto tributario diventa un “lubrificante” di decisioni figlie di un travaglio psicologico che viene superato anche grazie alla possibilità di farlo in maniera fiscalmente efficiente».

Quando, tuttavia, si ha la percezione che le regole del gioco stanno per cambiare, il diritto tributario diventa esso stesso “motore” di riflessione. È il caso dell’attuale fase politica, percepita di rottura col passato. Ci si rende conto che «il legislatore fiscale ha iniziato a mettere in cantiere (e per alcuni versi già in atto) interventi volti a tassare la detenzione e la trasmissione del patrimonio — afferma De Rosa— accelerando certe riflessioni da parte di imprenditori e famiglie». Si aggiunga che l’attuale fiscalità sulle varie operazioni legate al passaggio generazionale è ancora considerata “facilitante” rispetto ad altre esperienze estere, per esempio, sia in termini di aliquote di tassazione sia di base imponibile. Ecco che l’Italia rappresenta oggi un unicum su questo fronte, destinato quindi probabilmente a cambiare per allinearsi alle altre prassi estere.

Tutti questi fattori hanno comportato un sensibile impatto sulla clientela potenziale: da prevalentemente aziendale si è allargata alle famiglie con patrimoni complessi. Alla base c’è comunque la necessità di continuare nell’evoluzione culturale in atto, con la presa di coscienza delle diverse opportunità sul tavolo. «Oggi sempre di più c’è la consapevolezza che il diritto può fare molto, può permettere di essere registi delle dinamiche successive alla propria morte. E da un contesto imprenditoriale di tipo “reattivo”, si sta man mano passando a una logica proattiva, con l’idea di guardare al patrimonio in modo multigenerazionale, per conferirgli una vita più lunga dell’azienda».

Dalle spac, agli innesti di nuove managerialità, dai capitali privati (private equity e club deal), a nuovi assetti di governance. «Prendiamo per esempio il trust — dice De Rosa —, ha sempre avuto fama di strumento esotico, di matrice estera, a volte non propriamente lecita. Invece è uno strumento che dà formidabili opportunità di disciplinare il post mortem, e il suo maggior ricorso è figlio di un progressivo esercizio di diffusione culturale: abbiamo bisogno di esempi virtuosi che diventino dei casi scuola, che diventino esemplari rispetto al nostro ordinamento. Così come si sta finalmente diffondendo il patto di famiglia e sono in crescita i club deal sia italiani sia stranieri».

Il tutto attraverso migliori assetti di governance per far convivere la compresenza di più soci o eredi, per permettere la gradualità e la reversibilità delle scelte. E mettere le nuove generazioni alla prova.

 

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