A seguito dei ricorsi promossi innanzi al Tar Lombardia da Lorenzo Parola (in foto, a sinistra) di Paul Hastings e da Fabio Giuseppe Angelini (in foto, a destra) per conto di alcune realtà industriali operanti nei settori automotive, chemicals, food e dell’efficienza energetica, la Corte di Giustizia Ue ha sancito l'incompatibilità con il diritto europeo delle disposizioni con cui nel 2015 l’Arera ha introdotto il nuovo meccanismo di calcolo degli oneri di dispacciamento a carico delle utenze industriali allacciate ai sistemi di distribuzione chiusi denominati 'Reti Interne di Utenza' (Riu) presenti nei grandi siti industriali del Paese.
La Corte di Giustizia Ue, sancendo il principio secondo cui non è compatibile con il diritto europeo una norma che, con riferimento ai sistemi di distribuzione chiusi, quantifichi gli oneri di dispacciamento dovuti al gestore del servizio facendo riferimento all’energia consumata dai singoli utenti allacciati alla Riu piuttosto che a quella prelevata complessivamente dalla Riu al punto di connessione con la rete pubblica.
Come riconosciuto dalla Corte di Giustizia, infatti, tale meccanismo risulterebbe tale da generare un ingiustificato aggravio dei costi di approvvigionamento energetico a carico degli utenti industriali allacciati alle Riu, in assenza di un corrispondente livello di fruizione del servizio di dispacciamento da parte di questi ultimi.
La parola adesso tornerà al Tar Lombardia che dovrà applicare il principio sancito dal giudice europeo dichiarando l'illegittimità della delibera dell'Arera.
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