PECORELLA: «A BERLUSCONI SERVE UN LEGALE H24. IO NON HO TEMPO»

Per questo, l’avvocato non si occupa più delle vicende processuali del premier e quindi non sarà al suo fianco nelle udienze sul Rubygate. Al suo posto, come accade da tempo, ci sarà il duo padovano Ghedini-Longo

24-02-2011

PECORELLA: «A BERLUSCONI SERVE UN LEGALE H24. IO NON HO TEMPO»

Gaetano Pecorella (nella foto, a destra), deputato del Pdl, noto penalista e per lungo tempo avvocato di Berlusconi, ha affiancato il premier in molteplici vicende giudiziarie, dal processo Sme a quello sul lodo Mondadori. Tuttavia, non sarà lui a rappresentare il cavaliere al processo, noto a tutti come Rubygate, che si aprirà a Milano il prossimo 6 aprile e in cui Berlusconi dovrà difendersi dalle accuse di prostituzione minorile e concussione. Al suo posto, come ormai da tempo accade, ci sarà il duo padovano formato dagli avvocati, e parlamentari del Pdl, Niccolò Ghedini e Piero Longo.
«Non seguo più le vicende giudiziarie di Berlusconi», dichiara Pecorella a TopLegal «perché si tratta di un impegno a tempo pieno e sinceramente ho molti clienti da seguire». «Credo che il premier abbia bisogno di un’assistenza h24», continua l'onorevole, «di una persona sempre vicina a lui, un legale che possa essere sempre disponibile e pronto per eventuali interventi urgenti. Io, invece, non faccio l'avvocato per un solo cliente. La mia è una scelta professionale. Ho assistito Berlusconi in vari processi, ma adesso è coinvolto in 5/6 vicende contemporaneamente e la mia scelta è stata quella di non essere il suo avvocato anche per ragioni di tempo».
 
Ma lei resta uno dei consulenti di fiducia per Berlusconi?
Certo, con il premier resta un rapporto di stima e consulenza. Mi chiede dei pareri, ma il penalista deve essere a tempo pieno e soprattutto ci deve essere quando c’è un’udienza. L'avvocato Ghedini è stato il mio secondo, l’ho portato da Padova a Milano, poi si è messo in proprio e da allora non l'ho più seguito.

Cosa pensa del Rubygate e del processo che vede coinvolto il Presidente del Consiglio?
«Penso sia la montagna che ha partorito un topolino. Il Presidente del Consiglio è stato coinvolto in questa vicenda in seguito a rapporti personali con una ragazza di 17 anni e 6 mesi, che in realtà ne dimostra 24. Di certo non si parla di ragazze indifese. Da qui si è costruito un processo monstrum. Anche perché tutti gli altri signori che sono entrati in relazione con questa ragazza, prima di Berlusconi, dove sono finiti? Perchè non sono stati interpellati?
 
E circa l’ipotizzata concussione?
Non ne parliamo proprio. Non penso che coloro che dovevano decidere della ragazza si siano sentiti pressati, e tra l’altro lo hanno pure affermato. Io sono dell'idea che si sia sfruttato un gossip riferito a vicende a sfondo sessuale per realizzare il processo.
 
Tutto è venuto fuori grazie alle intercettazioni. Ma adesso si parla dell'eventualità di ridurre l'utilizzo di questo strumento d'indagine, cosa ne pensa?

Le intercettazioni sono fondamentali e io sono favorevole al loro utilizzo come strumento d’indagine. Il problema è sul controllo e l'uso che i magistrati ne fanno. La proposta di legge del 2006, durante il Governo Prodi, avanzata da me e Lanfranco Tenaglia in commissione Giustizia, prevedeva per i magistrati il reato contabile, cioè di aver fatto spendere soldi allo Stato inutilmente. Il vero problema di questa vicenda credo sia la stampa, il fatto che possa proclamare segreti e influenzare l'opinione pubblica, che a sua volta influenza i giudici. Libertà di stampa non vuol dire condannare mediaticamente una persona per un reato per poi magari scoprire che non è stato commesso.



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