di Valentina Magri
Un’integrazione tra studi legali ha impatto su tanti elementi afferenti alla struttura, l’attività e i rapporti tra professionisti. Servono pianificazione, risorse e una gestione attenta per garantire il successo a lungo termine dell'operazione.
Le criticità possono essere di due ordini. La prima, di carattere operativo, riguarda la gestione delle piattaforme tecnologiche, i sistemi di fatturazione, la scelta della sede, la comunicazione interna e la gestione dei clienti delle due insegne. A queste si sommano altre sfide di natura strategica e culturale, semmai, si verificano ancora più complesse. Tra queste, la gestione dei conflitti, il coordinamento e lo sviluppo delle specializzazioni, la scelta di concentrarsi su un settore piuttosto che un altro, nonché i meccanismi e gli incentivi che assicurano la collaborazione tra le squadre affinchè lavorino insieme squadre e individui. Infine, vi è la governance che, in un certo senso, assicura tutti gli altri obiettivi da raggiungere, determinando come saranno prese le decisioni sulla gestione interna, le strategie di business e gli investimenti.
Sono passati sei mesi dall’integrazione di Gattai Minoli e Pedersoli, che ha dato vita a PedersoliGattai, la più significativa fusione tra due studi legali italiani negli ultimi anni. Chiuso il cantiere delle negoziazioni e degli accordi, è stato aperto quello dell’integrazione effettiva tra le diverse squadre e i dipartimenti. I primi sei mesi di aggregazione hanno pertanto rappresentato un intenso periodo di attività, volto a gestire la gestione della complessità sui diversi fronti, dall’IT alle risorse umane, e dalla finanza alla logistica. «In questi mesi abbiamo lavorato celermente sui fronti della tecnologia e della centralizzazione delle operation e siamo sicuramente a un punto molto avanzato», spiega Bruno Gattai, managing partner di PedersoliGattai.
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