PENALISTI SOTTO ACCUSA: A CACCIA DI MANDATI NEI CORRIDOI DEL TRIBUNALE

04-01-2007

PENALISTI SOTTO ACCUSA: A CACCIA DI MANDATI NEI CORRIDOI DEL TRIBUNALE

Tramite una delibera, la Camera Penale di Milano ha richiamato i penalisti milanesi al rispetto dei principi professionali e doveri deontologici, soprattutto nei casi in cui si trovano a svolgere una funzione difensiva penale nell’ambito delle udienze celebrate con il rito direttissimo. Il motivo? Troppi i casi di accapparramento della clientela, ovvero quei casi in cui gli avvocati, al fine di aumentare il loro fatturato, si aggirano per i corridoi dei Tribunali “approfittandosi” di italiani accusati di reati minori o di clandestini parcheggiati temporaneamente in attesa di conoscere il loro destino. Ma non solo. Più che frequenti sono anche le violazioni delle regole che dovrebbero assicurare ai cittadini una difesa continua, corretta e professionale. TopLegal ha intervistato Vinicio Nardo (nella foto), membro del consiglio direttivo della Camera Penale di Milano, su come sia possibile oggi porre rimedio a questa situazione.

 
Perchè questa delibera?
La delibera è stata emessa poichè come associazione abbiamo voluto denunciare uno scadimento della nostra professione che incide negativamente sul suo decoro. E’ necessario preservare la tradizione di prestigio del foro penalistico milanese e auspichiamo una maggiore collaborazione di tutti i colleghi, volta a segnalare eventuali condotte contrarie ai principi deontologici che oggi non sono più rispettati.
 
 
Ma questo è un problema circostanziato solo al Tribunale di Milano?

Sicuramente no, esso si verifica in tutti i grandi Tribunali. Non oso pensare a cosa possa accadere in quelli di Roma e Napoli. Diversa invece la situazione nei piccoli centri, dove c’è un maggiore controllo.
 
 
Qual è la causa principale di questo problema?
La situazione è molto cambiata negli ultimi 20 anni. Nei grandi centri il numero degli avvocati è notevolmente aumentato ed è normale vedere presso i Tribunali professionisti che non si conoscono. Per esempio, ai corsi che organizziamo per le difese d’ufficio partecipano dalle 200 alle 300 persone e non è possibile conoscerle tutte. Tutto ciò rende difficile l’attuazione di controlli.
 
 
In che modo le Camere Penali possono intervenire?
Noi non siamo gli 007 delle toghe. Siamo un’associazione che cerca di essere seria e di tramandare i valori deontologici che si stanno via via perdendo. Oggi centinaia di praticanti non riescono a trovare un dominus che svolga questo ruolo fondamentale. La delibera che abbiamo emesso è un primo passo. Il prossimo sarà quello di coinvolgere sempre di più gli avvocati alla vita associativa al fine di limitare questi fenomeni che offendono il decoro della nostra professione. Come Camere Penali noi abbiamo portato avanti molte battaglie, e sempre per le garanzie dei cittadini. Ci occupiamo anche dei problemi dell’Avvocatura penalista (ad esempio rivendicando una più equa valutazione economica delle prestazioni pagate dallo Stato con il gratuito patrocinio), ma possiamo farlo con maggiore autorevolezza se tutti osserviamo un contegno decoroso e deontologicamente ineccepibile.


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