Perché i fattori Esg (environmental, social e governance) stanno diventando sempre più un tema di governance? Perché sempre più spesso gli investitori chiedono alle aziende come la sostenibilità viene integrata nelle strategie di lungo periodo. Perché strumenti come i green bond hanno bisogno di verificare lo stato di avanzamento dei progetti e tracciare i risultati. E perché le aziende sono sollecitate sempre più dalle strategie di engagement degli investitori istituzionali, terreno di confronto tra finanza ed economia reale. Nel processo sono coinvolti anche i consulenti che assistono operazioni che comprendono profili Esg (su cui si stanno anche moltiplicando standard e principi) e allo stesso tempo chiamati a gestire il rischio legale insito nella stessa natura dei fattori Esg.
Il valore della governance della sostenibilità
Per Antonella Brambilla, partner Corporate equity capital market di Dentons, i vantaggi per un’azienda nel governare gli Esg risiedono nella migliore gestione di diverse tipologie di rischio: reputazionale, legale e finanziario. E questo perché, ha spiegato, una società che approccia virtuosamente le tematiche del rispetto dell’ambiente e della governance ha una mappatura corretta dei rischi correlati al business di riferimento. Brambilla è intervenuta durante la tavola rotonda “Esg e realtà: aziende e investitori Sri (engagement, green bond e non solo)” che si è svolta l’8 novembre durante il Salone dello Sri (Socially responsible investing) in Università Bocconi. L’incontro è stato sviluppato attorno ai risultati emersi nell’Integrated Governance Index, il primo indice quantitativo che fotografa il progresso delle aziende in relazione alla governance dei fattori Esg e che è promosso congiuntamente da TopLegal ed ETicaNews. Il Salone dello Sri, promosso da ETicaNews, alla sua terza edizione, è il primo evento dedicato a operatori, prodotti e strategie Esg per consulenti e investitori. Alla tavola rotonda sono intervenuti anche Giampaolo Giannelli, director regional sales Italy di Bmo global asset management, e Massimiliano Bianco, amministratore delegato di Iren.
Il tema della governance Esg non riguarda solo le grandi imprese ma, come ha sottolineato Brambilla, anche le società piccole. La corporate governance è infatti uno strumento per la gestione dell’approccio al mercato da parte delle aziende, che si traduce in una corretta struttura interna, per esempio con la costituzione di comitati ad hoc, maggiore controllo dell’attività gestoria e una corretta comunicazione nei confronti del mercato. Ed è un tema di trasparenza. Il tutto si traduce anche in vantaggi finanziari. L’Esg, ha rilevato infatti Brambilla, si trasforma in una maggiore attenzione da parte del mercato e maggiore accesso all’equity e al debito.
I vantaggi finanziari degli Esg
Si spiega anche così il successo di sottoscrizioni dei green bond che anche in Italia stanno ricevendo una buona attenzione da parte degli investitori. Iren, tra i best case dell’Integrated Governance Index 2018, è l’unica local utility ad aver emesso due green bond (del valore di 500 milioni di euro ciascuno). In entrambi i casi le adesioni sono state più alte rispetto all’importo offerto (superiori a quattro volte per la prima emissione di ottobre 2017 e di 4,5 volte per la seconda emissione di settembre 2018). Dal 2016, ha spiegato l’ad Massimiliano Bianco, l’attenzione verso la sostenibilità si è concretizzata attraverso un approccio sempre più strutturato e diffuso in tutto il gruppo che ha portato all’istituzione di specifici comitati. Nel 2017 è stato creato il Green bond committee che ad ottobre 2018 ha assunto la denominazione di Sustainable financing committe, con la finalità di estendere i propri compiti a tutti gli strumenti di finanziamento a sostegno degli investimenti per lo sviluppo sostenibile. I green bond rappresentano per Iren il 43% del portafoglio obbligazionario e quasi il 30% del debito complessivo. Per il primo green bond è stato tra l’altro predisposto un roadshow ad hoc nelle principali piazze europee.
A livello di equity, ha rilevato Bianco, oggi Iren conta più del 13% del capitale che fa riferimento a circa 50 tra società e fondi di investimento che si caratterizzano come socialmente responsabili e perseguono una strategia di investimento orientata alla sostenibilità. In un quadro di forte sviluppo e in costante crescita dei fondi sostenibili, Iren ritiene così di importanza primaria e strategica un corretto engagement con gli investitori socialmente responsabili.
Le motivazioni Esg degli investitori
Ma perché gli investitori guardano ai fattori Esg e mettono in atto strategie di engagement con le aziende? La risposta arriva da Giampaolo Giannelli di Bmo global asset management, divisione del risparmio gestito della canadese Bank of Montreal che ha lanciato il primo fondo socialmente responsabile nel 1984 e che ha un team di 15 persone (Governance and Sustainable Investment) che si concentra esclusivamente sulla ricerca, sulla partecipazione attiva e sul voto.
Giannelli ha infatti rilevato come l’investimento responsabile abbia una triplice valenza: permette di gestire meglio il rischio, alla luce di una forte correlazione tra società virtuose dal punto di vista Esg e l’andamento del titolo a medio lungo termine sui mercati; permette di rispondere alle aspettative dei portatori di interesse, i risparmiatori, i fondi pensione ma anche le comunità locali; infine, il quadro normativo imporrà sempre più maggiore trasparenza.
L’engagement, o partecipazione attiva, è una strategia sofisticata di investimento Esg: un intenso dialogo che gli specialisti instaurano con le aziende in cui si investe o c’è interesse a investire. È un percorso che dura anni ed è una reciproca collaborazione. Consiste nell'incoraggiare le aziende ad affrontare temi ambientali, sociali e di governance tangibili, con l'obiettivo di ridurre i rischi e sostenere il rendimento nel lungo periodo. Bmo global asset management, ha spiegato Giannelli, utilizza un approccio di dialogo confidenziale e costruttivo, solitamente lavorando a stretto contatto con le aziende, adottando un approccio collaborativo che reputano abbia un maggiore impatto, e non un approccio aggressivo "attivista".
Nel corso 2017 Bmo global asset management ha dialogato attivamente con 1363 aziende in 62 paesi, coprendo il 53% dell’indice MSCI World (per capitalizzazione) ed il 42% dell’indice MSCI Emerging Markets. In Italia il 47% dell’attività ha riguardato la governance aziendale, il 3% la governance ambientale e sociale, il 39% gli standard ambientali, il 3% l’etica di impresa e l’8% i diritti umani. Nelle assemblee italiane, Bmo global asset management è intervenuta su 776 proposte votando per il 26,16% dei casi contro la dirigenza.
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Dentons AntonellaBrambilla Iren, Università Bocconi di Milano, Bmo Global Asset Management, Bank of Montreal, Governance and Sustainable Investment