Pfizer ottiene una rilevante vittoria al Tar, ribaltando la decisione dell’Antitrust del gennaio scorso nella quale era stata riconosciuta colpevole di abuso di posizione dominante, e condannata a una multa di 10 milioni di euro.
La sentenza del Tribunale amministrativo è stata depositata il 3 settembre. Il caso è quello sottoposto all'Autorità per la concorrenza da Ratiopharm Italia e la relativa capogruppo, nonché dalla società Sifi spa (seguite nella vicenda dallo studio Pavia e Ansaldo, con Stefano Grassani e Gian Paolo Di Santo). Secondo le tesi accusatorie, Pfizer (assistita da Cristoforo Osti, responsabile del team Antitrust di Clifford Chance in Italia) avrebbe esteso artificiosamente la durata temporale della protezione brevettuale in Italia del farmaco contro il glaucoma Xalatan, e avrebbe sfruttato lo stato di incertezza giuridica determinatosi al fine di ritardare l’ingresso delle specialità generiche equivalenti a base di Latonoprost sul mercato.
Ad una prima analisi del provvedimento del Tar, i giudici non solo avrebbero ritenuto illegittimo il rigetto deciso dall’Antitrust degli impegni di Pfizer per chiudere il caso e trovare una compensazione. Bensì sarebbero entrati nel merito, giudicando impropria l’interpretazione estensiva dell’abuso di posizione dominante che caratterizzava il provvedimento appellato. L'Antritrust, infatti, aveva preso come riferimento una causa della Commissione europea contro AstraZeneca. Tuttavia, quest’ultima era una situazione contraddistinta da diversi comportamenti impropri da parte del gruppo farmaceutico, comportamenti che viceversa non sembrano essere stati ravvisati nella condotta di Pfizer.
La decisione del Tar appare piuttosto importante, anche a livello europeo, per aver riaffermato la rilevanza del brevetto e posto un freno all’estensione del concetto di abuso di posizione dominante da parte delle Authority.
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