PISAPIA: DA SINDACO RINUNCEREI A FARE L'AVVOCATO

Il candidato alle primarie del centrosinistra parla della Milano (poco accogliente) delle professioni

24-09-2010

PISAPIA: DA SINDACO RINUNCEREI A FARE L'AVVOCATO

La sua candidatura alle primarie del centrosinistra (14 novembre) per scegliere il candidato sindaco di Milano, insieme a quella del costituzionalista Valerio Onida, ex presidente della Corte costituzionale e docente alla Statale di Milano, hanno acceso ire e speranze anche all'interno della sinistra milanese. Giuliano Pisapia, penalista, ex difensore di Ocalan durante la sua permanenza a Milano e legale della famiglia di Carlo Giuliani, si mostra agguerrito e promette di rinunciare alle sue cariche attuali, qualora fosse eletto sindaco nel 2011.

Avvocato Pisapia, Milano è un distretto delle professioni, come della moda, dell'editoria e della finanza. Secondo lei l'amministrazione potrebbe valorizzare queste risorse? Come?

"Milano deve tornare a essere la città aperta e attrattiva che è stata. A Milano si veniva per concretizzare i progetti, per realizzare i sogni; era la città all’avanguardia, era la capitale morale. Adesso si è perso quello spirito fattivo che era la nostra principale ricchezza: è sufficiente guardare cosa è successo intorno al progetto dell’Expo, impantanato in liti intestine. Io credo che Milano debba cambiare: che la nostra città debba tornare ad essere un centro di sviluppo economico, con tutti gli evidenti benefici per l’occupazione dei più giovani, ma non solo; che torni ad essere un punto di riferimento internazionale, come lo è stato in passato; che torni ad essere una città vivibile e solidale: in altre parole quel “gran Milan col coeur in man” che ricordiamo". 

Politica e professioni a Milano che tipo di dialogo hanno secondo lei?
"L’amministrazione può fare moltissimo per le professioni. Le faccio un esempio: se la città fosse coperta dal wi-fi gratuito, per tutti sarebbe più facile lavorare. Se ci fossero case ad affitti equi, per i giovani professionisti sarebbe meno difficile esercitare una professione così affascinante come quella dell’avvocato. Restiamo la città delle eccellenze in tutti i campi, però non siamo più una città accogliente. Dobbiamo tornare ad esserlo". 

Nel caso in cui fosse eletto, rinuncerebbe alle altre cariche in corso e ad esercitare la sua professione?
"Per fare il sindaco, almeno come lo intendo io, bisogna essere a contatto con le persone, con le loro esigenze, con i loro bisogni e con i loro desideri, e io vorrei essere il sindaco dei cittadini. Sarei nei quartieri, là dove sorgono i problemi; e sarei in consiglio comunale, là dove si esercita la democrazia e chiaramente il mio tempo sarà interamente dedicato alla città. E’ chiaro, quindi, che rinuncerei ad ogni altra carica o incarico e che, se fossi eletto,  rinuncerei alla mia professione".     

Come mai secondo lei, il Partito democratico ha messo i bastoni fra le ruote alla candidatura sua e del professor Onida?
"Io so, perché me lo dicono in molti, che all’interno del partito democratico sono numerosi coloro che credono nelle possibilità di successo della mia candidatura e so che saranno molti quelli che anche alle primarie andranno a votare per me. L’indicazione dei vertici di quel partito è legittima ma non la condivido, credo che risponda alla logica del king maker: io non sono un uomo di partito, né dal partito sono stato scelto. La mia storia politica non comincia oggi: da parlamentare sono stato presidente della Commissione giustizia, ho avuto incarichi istituzionali, sono stato chiamato a coordinare il programma sulla giustizia della coalizione di centrosinistra, ho presieduto l’ultima commissione ministeriale per un nuovo codice penale, ma sono sempre stato indipendente".


TOPLEGAL DIGITAL

Scopri TopLegal Digital, nuova panoramica sull’attualità del mondo legal, finance e aziendale

 

Sfoglia la tua rivista gratuitamente


TopLegal Digital
ENTRA