di Marco Michael Di Palma
L’anno appena concluso ha registrato il più alto numero di passaggi laterali di soci dal 2011, anno in cui il Centro Studi TopLegal ha iniziato a monitorare i trasferimenti tra studi legali. In totale, hanno cambiato insegna 84 soci equity e 60 soci non equity, raggiungendo numeri da record assoluto. I dati riguardano i passaggi “puri”, in cui il professionista mantiene invariata la propria carica cambiando studio legale.
Già nel periodo immediatamente successivo alla pandemia, i soci equity in uscita hanno iniziato a superare quelli non equity. Questo dato, già di per sé significativo, è accompagnato da ulteriori spunti di riflessione emersi dall’analisi condotta dal Centro Studi TopLegal, in particolare sulle dinamiche di entrata e uscita nei principali studi legali italiani.
Un primo elemento da sottolineare riguarda la prevalenza della strategia di crescita laterale rispetto a quella organica interna. Nel 2024, le promozioni interne a socio sono state meno della metà dei passaggi laterali (18 contro 37). Il divario era ancora più marcato nel 2019, quando i lateral superavano di due volte e mezzo le promozioni interne (28 promozioni contro 69 lateral). Questi numeri evidenziano come la crescita laterale continui a rappresentare la principale leva per attrarre talenti e rafforzare le squadre in un mercato poco propenso a fusioni e integrazioni.
Tuttavia, questa strategia ha un costo significativo: le prospettive di carriera per i giovani avvocati risultano limitate, soprattutto nei primi 25 studi legali italiani per dimensioni e fatturato (il paniere TL25). Lo dimostra l’elevato numero di abbandoni da parte dei “supercollaboratori” (senior e managing associate, nonché counsel) in cerca di un accesso alla partnership, sia equity che non equity. Nel 2024, ben il 73% di tutti gli abbandoni registrati provenivano dai TL25, segno di un sistema che fatica a trattenere i talenti interni.
Alla base di questi fenomeni vi è la combinazione di due fattori che si rafforzano reciprocamente. Da un lato, un mercato del lavoro altamente competitivo, in cui soci e soci propsettivi vengono frequentemente avvicinati con offerte allettanti da parte di studi concorrenti. Dall’altro, la debolezza strutturale dell’imprenditoria legale, caratterizzata da una visione a breve termine che spinge gli studi a concentrarsi sull’attrazione di talenti esterni piuttosto che sulla valorizzazione di quelli interni.
Un ulteriore indicatore dello stato del settore è rappresentato dalle de-equitizzazioni, ossia il cambio di status da socio equity a non equity. Questi casi sono spesso difficili da analizzare, poiché molti non sono dichiarati ufficialmente. Tuttavia, in base ai dati disponibili, si osserva un calo delle de-equitizzazioni rispetto al picco del 2021, seguito da una nuova crescita nel 2024. Dopo la pandemia, l’incremento degli incassi legato all’aumento della domanda di servizi legali ha acuito la disparità tra soci performanti e meno performanti da un lato, ma congelando temporaneamente i passaggi laterali dall’altro. Oggi, le de-equitizzazioni si manifestano soprattutto in occasione di spin-off, fusioni e integrazioni, utilizzate come strumenti di gestione finanziaria per mantenere elevati i livelli di profitto.
In sintesi, il mercato italiano è caratterizzato da una forte instabilità, in cui le strategie di crescita laterale dominano, ma a costo di un crescente malcontento interno e di prospettive limitate per le nuove generazioni di avvocati.
L’articolo è tratto dalla TopLegal Digital di gennaio 2025 – n. 2. Registrati / accedi al tuo profilo per sfogliarla gratuitamente
