Sono stati presentati oggi, alla presenza del Presidente del senato Renato Schifani e del Presidente del Consiglio nazionale forense (Cnf) Guido Alpa (in foto), i risultati della ricerca «L’avvocatura ripensa al sistema giustizia» realizzata dal Censis e promossa dal Cnf, dalla fondazione dell’avvocatura Italiana e dall'associazione italiana giovani avvocati.
Secondo quanto rilevato, l’avvocatura, sollecitata dalle tendenze della domanda di giustizia e dai mutamenti del mercato professionale, risente molto più della magistratura dell’andamento delle economie locali.
Soprattutto gli avvocati più giovani fronteggiano la domanda di consulenza di tipo seriale espressa dai singoli individui, mentre la domanda qualificata delle imprese o delle organizzazioni complesse si incanala verso studi professionali altrettanto complessi, diffusi soprattutto nelle aree economiche più sviluppate. Gli avvocati sono obbligati così a privilegiare competenze multidisciplinari, poiché devono imparare a destreggiarsi con tutte le materie legali, a scapito della specializzazione delle competenze.
Occorre innanzitutto scardinare l’immagine stereotipata di una giustizia che scoraggia i cittadini dall’affidarsi al sistema con fiducia e non consente alla giustizia di diventare una delle leve della competitività, al pari di quanto si cerca di ottenere in altre amministrazioni pubbliche.
«Occorre infondere nel sistema giudiziario la cultura dell’efficienza attraverso lo sviluppo di una logica della qualità dell’intera filiera giudiziaria», ha osservato Giuseppe De Rita, presidente del Censis. Ciò significa pensare alla giustizia come un sistema aperto, in cui intervengono i fattori strutturali (tecnologia, professionalità degli amministrativi), i fattori professionali (giudici e avvocati) e i fattori di supporto (polizia giudiziaria, consulenti tecnici).
Il rapporto completo è consultabile sul sito Internet del Cnf www.consiglionazionaleforense.it.