Il Nord Italia si conferma il principale motore del mercato del private equity italiano, attirando oltre il 90% delle operazioni concluse negli ultimi sei mesi. Questo dato, emerso dalla quarantacinquesima edizione della "Private equity survey", redatta da Deloitte Private in collaborazione con Aifi (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt), riflette una concentrazione significativa degli investimenti nell’area settentrionale del Paese, con il 46,2% dei deal localizzati nel Nord Ovest e il 44,2% nel Nord Est.
Il private equity cresce al Sud, mentre il Centro cala
Sebbene il Nord resti dominante, il Sud Italia ha registrato un lieve aumento di interesse, passando dallo 0% delle operazioni del secondo semestre 2024 all’1,9%. Questo incremento, seppur modesto, evidenzia una potenziale ripresa di attenzione verso le regioni meridionali. Al contrario, il Centro Italia ha subito una contrazione significativa, scendendo al 3,8% delle operazioni, con una diminuzione di 4,9 punti percentuali rispetto al semestre precedente.
Le operazioni all’estero rimangono stabili, rappresentando il 3,8% del totale.
Performance generale del settore e valore dei deal
Nel secondo semestre 2024, il numero complessivo di deal ha raggiunto 245, il livello più alto registrato negli ultimi due anni. Per il primo semestre 2025, Deloitte prevede 214 operazioni, con un aumento della dimensione media dei deal: oltre il 60% delle operazioni avrà un valore superiore a 30 milioni di euro. In particolare, cresce il numero di accordi compresi tra i 31 e i 50 milioni di euro (+7,7% rispetto al semestre precedente).
Strategie di investimento: finanziamenti bancari e politiche Esg
Le politiche monetarie espansive in Europa stanno offrendo un supporto cruciale al mercato del private equity, con il 75% degli operatori che prevede di utilizzare il finanziamento bancario per le acquisizioni (+13,6%). Al contrario, l’uso dei fondi di private credit è diminuito all’11,5%. Elio Milantoni, senior partner M&A di Deloitte, sottolinea: «Gli operatori continuano a muoversi in maniera prudente, cercando di adattarsi a un contesto in evoluzione e diversificando le strategie di investimento».
Parallelamente, si rafforza l’importanza delle strategie Esg: circa il 74% degli operatori considera i fattori di sostenibilità durante la selezione e la gestione delle aziende in portafoglio. Inoltre, l’intelligenza artificiale è sempre più rilevante, con il 77% che valuta l’adozione dell’AI da parte dei target.
Le iniziative legate al Next Generation Eu e al Pnrr continuano a influenzare positivamente il settore. Il 69,2% degli operatori prevede di applicare queste iniziative a una parte significativa delle aziende partecipate nei prossimi sei mesi, segnando un aumento rispetto al semestre precedente.
Settori chiave: manifattura, food & beverage e Ict
Il settore manifatturiero mantiene il primato come ambito di investimento più attrattivo (21,1% delle preferenze), seguito dal food & beverage, in forte crescita (+4,5%), e dall’ICT (+2,4%). Anche il settore healthcare registra un incremento di interesse (+3%), mentre il farmaceutico segna un aumento di 2,3 punti percentuali.
Prospettive per il primo semestre 2025
Il 46,2% degli operatori prevede un aumento del numero di operazioni nei prossimi sei mesi, mentre il 44,2% ritiene che il livello rimarrà invariato. Solo il 9,6% prevede una diminuzione. Anche le prospettive di disinvestimento sono ottimistiche, con il 7,7% che anticipa una riduzione dell’attività. Alla luce dei dati, c'è da aspettarsi un incremento della mole di lavoro per i professionisti legali e i commercialisti che si occupano di M&A.
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