Una buona annata. Così si potrebbe definire il 2011 per il Private Equity. Secondo i dati presentati oggi dall'Aifi, Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital, gli operatori di private equity e venture capital attivi in Italia hanno investito, nel corso dello scorso anno, 3,6 i miliardi di euro, un incremento significativo rispetto ai 2,5 miliardi registrati l’anno precedente (+46%). Cresce anche il numero di operazioni, passato da 292 a 326 (+12%).
Tra i segnali positivi da tenere maggiormente in considerazione per analizzare l'andamento del mercato ci sono: il ritorno dei buy out, l'attenzione per le pmi e la continua crescita del segmento energia.
In riferimento ai buy out, questa forma di operazione rappresenta la maggior parte delle risorse investite (2.261 milioni di euro), come negli anni precedenti. Nel 2011 si parla di una crescita del 37% rispetto all’anno precedente. Di seguito, vengono gli interventi di expansion, con un peso del 19% (674 milioni di Euro investiti). Da sottolineare la crescita dell’ammontare investito nel segmento del replacement (559 milioni di euro), che ha visto la realizzazione di alcuni deal di dimensioni significative.
La grossa parte delle operazioni ha riguardato la piccola e media impresa. Infatti, l’84% degli investimenti (85% nel 2010) ha riguardato imprese con
meno di 250 dipendenti. Il 76% delle operazioni si è concentrato su aziende aventi un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro, contro il 78% del 2010.
In riferimento ai settori, invece, emerge il predominio di imprese operanti nel comparto dell’energia & utilities (14% del numero totale di operazioni), seguite dal comparto dei beni e servizi industriali (11%).
Nodo ancora difficile da sciogliere è l'attività di raccolta. Dopo un 2010 caratterizzato da una ripresa dell’attività di raccolta, grazie anche all’avvio del Fondo Italiano di Investimento, nel 2011 si è osservato un ulteriore rallentamento, con 1.049 milioni di euro, contro i 2.187 dell’anno precedente (-52%).
Nel corso del 2011 l’attività di disinvestimento è stata caratterizzata da importanti segnali di ripresa, rispetto a quanto riscontrato l’anno precedente, con l’ammontare disinvestito, calcolato al costo di acquisto delle partecipazioni, che ha raggiunto quota 3.180 milioni di euro, un valore pari a circa tre volte quello dell’anno precedente, quando erano stati registrati 977 milioni di euro. In termini di numero, invece, si sono registrate 139 dismissioni, in crescita del 13% rispetto al dato del 2010.