I fondi di private equity italiani sono pronti alla partnership con i giganti americani, sempre più interessati alle potenzialità dello sviluppo del private equity nell’ambito del mondo delle piccole e medio imprese italiane. A confermare questo interesse è stato lo stesso ambasciatore degli Usa in Italia, Ronald Spogli, in occasione della Conferenza Annuale organizzata dalla Camera di Commercio Americana in Italia in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano e la National Italian American Foundation. Ma anche Emma Bonino (in foto), Ministro per il Commercio Internazionale secondo cui «il private equity è uno strumento importante per le Pmi italiane che oggi si trovano di fronte a due grandi sfide: quella della globalizzazione e dell’innovazione tecnologica e quella del reperimento delle risorse finanziarie». Il Ministro ha dichiarato di esortare le Pmi ad aprirsi di più verso i fondi, che in questi anni, hanno dimostrato di svolgere un’importante funzione economica, auspicando però che siano introdotte presto delle regole leggere ed essenziali che inneschino un circolo virtuoso nel rapporto tra private equity e impresa.
E, nel caso specifico, è proprio su questo versante che sta lavorando l’Investment Committee dell’American Chambers of Commerce in Italy presieduto da Anna Gervasoni, direttore generale AIFI e presidente del Private Equity Monitor. «Entro l’estate» dichiara Gervasoni a TopLegal, «presenteremo a Roma un decalogo che si propone di rimuovere quegli ostacoli che rendono difficile il dialogo tra gli operatori americani e italiani e che sia in grado di favorire gli investimenti cross-border. Una volta individuate queste dieci regole, le sottoporremo all’attenzione sia del Governo italiano sia di quello americano, auspicando che siano eliminate le incongruità individuate. Dopo l’estate partirà la seconda fase del progetto con una missione a New York, finalizzata ad incontrare gli operatori statunitensi di private equity».
Ad affiancare l’Investment Committee della Camera di Commercio Americana in Italia i più importanti studi legali italiani e internazionali, impegnati a trovare soluzioni alla problematiche legali di queste operazioni, legate soprattutto ad aspetti relativi all’Antitrust, alla contrattualistica e alla fiscalità. «Tra gli ostacoli da rimuovere» dichiara Andrea Accornero, partner di Lovells tra i partecipanti alla stesura del decalogo, «vi sono quelli che rendono troppo burocratico l’investimento dei fondi di private equity americani in imprese italiane. Per esempio, le soglie in base alle quali scattano gli obblighi di notifica degli investimenti, che sono indistintamente le stesse sia per i fondi sia per le società. Ma anche le norme fiscali sulle società di comodo che scoraggiano la costituzione di holding di partecipazioni in Italia e gli obblighi, per tali holding, di essere iscritte presso l’Ufficio Italiano Cambi, anche nel caso in cui tali holding detengano una sola partecipazione. Da affrontare anche la questione relativa al Trattato contro la doppia imposizione Italia-America che ancora non è stato ratificato e che risulta tra i più svantaggiosi in Europa».