Intervista

Pro bono, l'impegno di Baker per i rifugiati

Andrea Cicala racconta il progetto “Promoting Refugees Integration" di Baker McKenzie, vincitore del premio Iniziativa dell'anno Pro bono ai TopLegal Awards 2018

30-11-2018

Pro bono, l'impegno di Baker per i rifugiati

 

Le politiche di corporate social responsibility adottate dagli studi risultano sempre più importanti agli occhi dei clienti, a sottolineare che il plusvalore della consulenza si costruisce anche attraverso l’attenzione e il rinnovo degli aspetti socio-valoriali. Questo è uno dei driver già utilizzati all'estero nella scelta degli advisor. E, anche in Italia, l'occhio dei clienti è sempre più vigile. TopLegal ne ha parlato con Andrea Cicala, partner di Baker McKenzie ideatore e responsabile del progetto “Promoting Refugees Integration”, vincitore del premio Iniziativa dell'anno Pro bono nel corso dell'edizione 2018 dei TopLegal Awards.

 

Perché uno studio legale dovrebbe occuparsi di pro bono?
Baker McKenzie è firmatario del United Nations Global Compact, l'iniziativa delle Nazioni Unite nata per incoraggiare le aziende di tutto il mondo ad adottare politiche sostenibili e nel rispetto della responsabilità sociale d'impresa. In questo contesto ci impegniamo, anche a livello italiano, nel promuovere pratiche sostenibili a beneficio delle nostre persone, dei nostri clienti e delle comunità in cui operiamo. Consideriamo i nostri investimenti in queste attività non solo buoni affari, ma la cosa giusta da fare per migliorare la situazione attuale mondiale, facendo leva su valori e impegni, in particolar modo per ciò che riguarda la diversità e l'inclusione, il business sostenibile ed etico, il pro bono e l'ambiente. 

Come nasce il progetto Promoting Refugees Integration?
Il progetto “Promoting Refugees Integration” nasce da una collaborazione tra Baker McKenzie Italia, l’Università Statale di Milano e l’Unhcr (l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati). Ho ideato il progetto e ne sono promotore e principale referente.

In cosa si sostanzia il progetto?
L'iniziativa mira ad aiutare i rifugiati titolari di protezione internazionale (15% circa del flusso migratorio) ad acquisire nuove conoscenze e a sviluppare le qualifiche necessarie per aumentarne l'autostima e facilitarne l'ingresso stabile nel mondo del lavoro. Il nostro impegno riguarda il coinvolgimento di "business partners" che siano disponibili a dare questa prima opportunità ai rifugiati, individuando le modalità di partecipazione che meglio si adattano alle proprie realtà operative. 

Al fine di facilitare l’avvio del progetto abbiamo coinvolto l’Ong “Farsi Prossimo”, una delle più importanti Ong attive in Lombardia che, grazie all’esperienza sul territorio, è un punto di riferimento importante nella individuazione dei soggetti da inserire per brevi cicli temporali presso le aziende, offrendo loro stage da svolgere a supporto del progetto. 
Con l'Unhcr e l'Ong presentiamo i progetti ai possibili partner. Una volta acquisito l'interesse del partner valutiamo con quest'ultimo se sussiste nell'organizzazione aziendale lo spazio per un possibile inserimento studiando la forma contrattuale adeguata. Individuata una possibilità di inserimento, l'Ong seleziona tra i rifugiati presenti nei propri centri assistenza i profili di possibile interesse da sottoporre alle aziende. Le aziende in libertà valutano i candidati e decidono se inserirli o meno.

Rispetto a quando è nato, a che punto è oggi? Quali sono i risultati concreti ottenuti?
Il pilot del progetto è stato lanciato il 15 gennaio 2018; nella fase iniziale abbiamo contattato un ristretto numero di “business partners” che hanno subito dimostrato una grande disponibilità, sensibilità ed attenzione all'iniziativa. Ad oggi, dopo solo alcuni mesi di attività, siamo riusciti a dare un’opportunità di impiego sotto forma di contratti di tirocinio a oltre 30 beneficiari di protezione internazionale. Noi stessi, abbiamo offerto una opportunità di inserimento a 3 rifugiati presso il nostro studio di Milano e siamo molto soddisfatti di questa esperienza incredibilmente positiva e dal grande valore umano.

Quanti avvocati dello studio sono coinvolti e in che modo?
Grazie ai rapporti sviluppati con l’Ong, abbiamo prestato assistenza nella realizzazione di corsi di formazione per i rifugiati finalizzati a chiarire elementi base nel rapporto di lavoro per quanto riguarda i diritti loro spettanti ed aspetti base della terminologia (es. cedola, ritenuta, etc). Oltre 25 dei nostri avvocati, attivi nelle più svariate aree di pratica, sono stati coinvolti per fornire, a rotazione, assistenza per questi corsi.

 

 

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