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Procedure fallimentari e Npl, una relazione pericolosa

Un report condotto da Cerved e La Scala spiega la correlazione tra la durata delle procedure fallimentari e immobiliari e il valore dei Npl. I tempi della giustizia risultano comunque in leggero miglioramento

24-04-2019

Procedure fallimentari e Npl, una relazione pericolosa



Più i tribunali trascinano negli anni le pratiche immobiliari di fallimento ed esecuzione, più ne soffre il valore dei Non performing loans (Npl). La correlazione emerge dal report “La durata dei fallimenti e delle esecuzioni immobiliari e gli impatti sui Npl”, — appena rilasciato da Cerved, società specializzata nell’analisi e nella gestione del rischio di credito, e La Scala.

«L’idea di mettere in relazione questi due dati - rivela Luciana Cipolla, partner e responsabile del team concorsuale di La Scala – è nata in corsa. Inizialmente, infatti, la ricerca si poneva l’obiettivo di analizzare i tempi di durata delle procedure fallimentari e immobiliari in Italia. Tuttavia, poiché il nostro studio lavora prevalentemente con banche e investitori, ci siamo chiesti come i medesimi dati potevano essere letti in chiave finanziaria».

Il report rileva che i tempi di chiusura delle procedure fallimentari rimangono lunghi e fortemente differenziati sul territorio: in media è necessario attendere 7,1 anni per la chiusura di un fallimento, con un gap che va da circa 4 nei tribunali più efficienti, in genere al nord, a oltre 15 nei meno performanti. I tempi di chiusura per le esecuzioni immobiliari nel 2017 sono in media di 5 anni, con una forchetta molto estesa che va da 2 a quasi 17 anni di attesa. Come ha messo in luce il citato report, queste discrepanze si ripercuotono in maniera significativa sul valore dei crediti deteriorati e a loro volta sui bilanci delle banche e sull’economia dell’intero Paese.

Come rivela il report, infatti, considerato un tasso di recupero medio del 30% dei crediti in imprese fallite e un tasso interno di rendimento del 15% (quindi nell’ottica di un investitore che acquista portafogli di Npl), il valore di 100 euro di crediti deteriorati originati da imprese è di 16,8 euro. Se però ci troviamo nei tribunali più rapidi, il valore potrebbe crescere fino a 21,9 euro; viceversa, in quelli meno efficienti il valore si ridurrebbe a 9 euro. Se poi si considera che i tassi di recupero si riducono al crescere della durata delle procedure, la variabilità dei risultati aumenta ulteriormente: nei casi migliori si arriverebbe a circa 27 euro, nei peggiori a 5.

Gli stessi esercizi di stima possono essere ripetuti per le esecuzioni immobiliari: tenendo fermo il tasso interno di rendimento al 15% e assumendo un tasso di recupero del 49% (Banca d’Italia), un portafoglio di 100 euro di sofferenze sarebbe valutato da chi investe in Npl circa 32 euro, con un range che va dai 45 euro di Trieste (il tribunale più efficiente al nord) ai 16 di Locri (la maglia nera dell’Italia). Assumendo tassi di recupero più bassi per i tribunali più lenti e più alti per quelli più veloci, l’eterogeneità aumenta ulteriormente, passando dai 60 euro di Trieste agli 8 di Locri.

Lo studio ha comunque evidenziato alcuni miglioramenti dei numeri della giustizia civile. Secondo Luciana Cipolla, questi mutamenti sono stati favoriti dalle riforme intraprese dal legislatore a partire dal biennio 2005-2006. In particolare, novità importanti si sono registrate con l’introduzione delle aste telematiche, con l’imposizione di termini più rigidi al curatore fallimentare e con la possibilità di concludere il fallimento lite pendente. Nel 2018 le cause pendenti sono diminuite del 3,1% e, in media, le procedure fallimentari si concludono con 4 mesi di meno rispetto al 2017. «Questi dati – spiega Cipolla – possono sembrare a prima vista irrisori, ma in realtà devono essere letti in un quadro più ampio. Il fatto che le tempistiche si stiano riducendo significa che l’Italia è entrata in una scia positiva. Se il trend positivo dovesse mantenersi nei prossimi anni, si potrebbe arrivare a un risparmio di tempo fino a 1 anno».

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