Innovazione

Quale futuro per gli studi legali associati?

Modelli associativi, formazione, organizzazione e apertura ai mercati internazionali. I primari studi legal si interrogano sull'avvenire

07-07-2016

Quale futuro per gli studi legali associati?

Formazione, organizzazione e internazionalizzazione. Da questi tre pilastri e sulla diffusione del modello associativo degli studi passa il futuro della professione legal stando alle conclusioni della tavola rotonda “Gli Studi Associati: Piattaforme di Sviluppo” tenutasi ieri a Roma e organizzata dal Consiglio Nazionale Forense (Cnf).

La tavola rotonda è stata promossa nell'ambito dei lavori da tempo avviati da un ampio gruppo di studi legali associati unitamente al Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma presieduto da Mauro Vaglio, su iniziativa di Chiomenti, Gianni Origoni Grippo Cappelli e BonelliErede. I tre studi erano presenti con i rispettivi rappresentanti (Carlo Croff, Francesco Gianni e Alberto Saravalle) affiancati dalla Cassa Forense nonché il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, il quale ha concluso il dibattito. Presenti, inoltre, il presidente del Cnf Andrea Mascherin, il vicepresidente del Cnf Giuseppe Picchioni, e il presidente della Cassa Forense Nunzio Luciano.

A moderare l'incontro, Damiano Lipani, partner di Lipani Catricalà e coordinatore del Progetto studi legali associati del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma. Al Progetto aderiscono 24 insegne presenti nell’area capitolina con l’obiettivo di affermare una visione della professione come forma associata in grado di incidere sulla vita sociale ed economica del Paese. 

L'evento ha visto la partecipazione di molti studi, tra i quali Baker & McKenzie, Bongiorno, Cms Adonnino Ascoli & Cavasola Scamoni, Dla Piper, De Vergottini, Eipf, Fantozzi, Lombardi Molinari SegniMacchi di Cellere Gangemi, Nctm, Portolano Cavallo, Salonia, Tonucci, Ughi e Nunziante

 

Le strade tracciate                                                                                           Al fine di creare un sistema innovativo che valorizzi una rete di professionisti di studi associati, la categoria ha individuato alcuni assi di progressione prioritari su cui occorrerà lavorare nei prossimi anni. È stato ritenuto necessario un ampliamento del mercato e dell’offerta di servizi tramite l’affermazione di una cultura giuridica specialistica all’interno di dinamiche di lavoro in modalità organizzata; la risposta a tale esigenza viene data tramite la diffusione del modello associativo. 

Il numero di associazioni professionali è in costante crescita anche se il fenomeno sembra ancora poco regolamentato. Pur registrandosi di una tendenza di consolidamento del mercato degli studi legali associati in Italia, si tratta spesso di strutture solo formalmente associate, presso cui i professionisti distribuiscono i costi, ma il più delle volte non i ricavi. 

Osservando la struttura organizzativa della categoria in Italia, il 10% degli avvocati risulta essere contitolare di uno studio associato o pseudo associato. Inoltre solo il 2% degli avvocati di studi associati o pseudo associati svolge attività internazionale: il mercato risulta in netta prevalenza nazionale o locale. 

In base all’ultima indagine Censis di marzo 2016 commissionata dalla Cassa Forense, l’avvocatura italiana si percepisce quale sistema in forte crisi, dai punti di vista economico, di ruolo e d’identità professionale. In tale contesto, tra gli assi di ragionamento del processo di ripensamento dell’avvocatura, un ruolo di rilievo verrà giocato dalla capacità del settore e dei professionisti di innovare la propria formazione professionale, anche quella accademico-universitaria, adeguandola alle mutate esigenze e alle rinnovate dinamiche del mercato, sempre più competitivo e globalizzato. 

Formazione, modelli e mercato estero                                                             La tavola rotonda ha affrontato alcune delle priorità strategiche per il futuro della professione in Italia.

In ottica formazione sono state discusse iniziative per la diffusione della cultura della professione, con particolare riferimento a quella svolta in forma associata. Tra queste, l’avvio di forme di collaborazione con le università per l’introduzione nei corsi di laurea di materie relative all’attività forense e alla gestione degli studi legali. Auspicati anche il riconoscimento delle specializzazioni settoriali e l’introduzione nei programmi formativi universitari di materie “innovative” e non tipicamente giudiziali insieme alla regolamentazione del rapporto tra collaboratori e studio legale associato e, infine, l’attuazione di forme integrative di previdenza e di solidarietà per i collaboratori non soci degli studi. 

Altro tema emerso riguarda i profili organizzativi delle strutture legali associate nel loro percorso dimensionale, cioè da quelle di piccole dimensioni e con pochi soci sino a quelle assimilabili a una media impresa per fatturato e gestione organizzativa interna. 

Infine si sono preliminarmente tracciate le linee di sviluppo di uno studio legale associato che nelle varie fasi di crescita affronta la sfida dei servizi sui mercati internazionali. Su questo punto il tentativo è stato definire quale ruolo assume lo studio associato nel contesto economico e di sviluppo del Paese, così come l’individuazione di esigenze e strumenti che nelle varie fasi di crescita gli studi associati italiani devono acquisire per affrontare la concorrenza delle strutture multinazionali.

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