di Daniel Bulla*
L'obiettivo di ogni caposquadra è far crescere le nuove leve fino al raggiungimento della piena autonomia decisionale. Solo allora la risorsa, da junior diviene senior, indipendentemente dal tempo trascorso nello studio. Ci sono professionisti che per mancanza di motivazione o per propria predisposizione non cresceranno mai, anche dopo molti anni. Sempre bisognosi di un supervisore, occorre che un altro professionista prenda le decisioni al loro posto.
Ma l’autonomia di una nuova risorsa si raggiunge in un solo modo, spesso sottovalutato dai partner: tramite il coinvolgimento emotivo del praticante e dei junior associate. La crescita professionale per i giovani negli studi legali significa un percorso in salita, lungo il quale sono spesso costretti a ricavarsi uno spazio in contesti competitivi. Solo i più determinati, e a volte più aggressivi, riescono a spuntarla grazie alla loro abilità di ricavare informazioni rilasciate sistematicamente col contagocce.
Nei primi anni in studio, il giovane associate raggiunge l’indipendenza professionale e decisionale costruendo abilità tecniche e non tecniche destinate a durare nel tempo. In questo processo sono fondamentali sia la motivazione sia un corretto approccio all’apprendimento. Il principio alla base di questo meccanismo è tanto banale quanto efficace: le persone imparano ciò che desiderano imparare. Le informazioni imposte vengono apprese con estrema fatica.
La gestione delle informazioni
Padroneggiare un insieme di informazioni studiate faticosamente in vista di una prova o di un esame non significa averle apprese. Presto la maggior parte di questi dati andranno persi. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori (prosegue...)
* Psicologo, psicoterapeuta specializzato in terapia cognitivo-comportamentale, consulente in ambito aziendale e clinico
L'articolo completo è stato pubblicato su TopLegal Review, ottobre/novembre 2021, disponibile su E-edicola.