QUESTO AUMENTO VALE UN CAPITALE

16-05-2011

QUESTO AUMENTO VALE UN CAPITALE

Basilea III. Ma anche i Tremonti bond. L’attività sul fronte Equity capital markets sembra ripartita alla grande, spinta dal bisogno dei big del credito di allinearsi agli obiettivi di rafforzamento patrimoniale fissati dalle nuove regole in ambito europeo.
Un repentino ricorso al mercato era stato auspicato dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, lo scorso 26 febbraio, nel corso di una conferenza dell’Aiaf. Lo scenario, del resto, lascia poco spazio alle alternative. Sulla base dello studio di impatto quantitativo condotto nel 2010 dal comitato di Basilea e tenendo conto delle prime operazioni annunciate, le banche italiane dovranno incrementare il capitale di qualità primaria per un ammontare complessivo di 40 miliardi. Per gli avvocati del settore, questo significa un flusso di business stimabile tra i 15 e i 20 milioni di euro.
A intercettare il primo mandato seguito (in ordine temporale) alle parole di Draghi sono stati gli studi Chiomenti e Clifford Chance che hanno assistito rispettivamente Ubi Banca e Mediobanca (quest’ultima in qualità di garante) nell’aumento di capitale da 1 miliardo di euro deliberato dal consiglio di gestione e dal consiglio di sorveglianza dell’istituo a fine marzo.
La ratio dell’operazione l’ha spiegata l’amministratore delegato Victor Massiah che ha prospettato una evoluzione in senso “polare” del mercato creditizio italiano. Da un lato, nel prossimo futuro, ci saranno banche solide e ben capitalizzate con buone possibilità di raccolta e capaci di seguire l'andamento dell'economia reale. Dall'altro lato, invece, si avranno istituti meno solidi con maggiori difficoltà di finanziamento. Ubi, ovviamente, punta a far parte del primo gruppo. L’aumento deliberato non risponderebbe, almeno nelle parole di Massiah, a una esigenza di riassetto della situazione patrimoniale dell’Istituto, ma a una preminente visione strategica. Ad ogni modo, grazie a questa mossa, Ubi sarà la prima banca a raggiungere un Core Tier 1 all’8%.
Due settimane dopo è toccato a Intesa SanPaolo. Corrado Passera, che a settembre scorso aveva negato che l’istituto avesse necessità di emettere azioni, il 5 aprile ha presentato un piano di ricapitalizzazione da 5 miliardi. In questo caso, le sollecitazioni di Bankitalia e il pressing di del ministero dell'Economia sembrano avere avuto un ruolo decisivo nel convincere i vertici della banca, a fare questo passo che consentirà di portare il Core Tier 1 al 10%. Il mandato per assistere l’emittente è stato affidato al duo Chiomenti-Latham & Watkins, mentre il consorzio di garanzia si è rivolto a Linklaters.
Lo studio magic circle e Chiomenti, si sono ritrovati anche sul terzo degli aumenti annunciati il mese scorso, vale a dire quello di Mps. La banca senese ha affidato il lavoro agli stessi studi che l’avevano affiancata nel 2008, in occasione dell’aumento finalizzato a sostenere l’acquisizione di Antonveneta.
Quella di Mps, probabilmente, è l’operazione più articolara tra le tre, anche perché si realizza attraverso due deal con finalità diverse. Un primo aumento da 2 miliardi, infatti, sarà finalizzato al rimborso anticipato dei Tremonti bond. Il secondo aumento, pari a 471 milioni, invece, servirà a richiamare le obbligazioni Fresh (floating rate equity-linked subordinated hybrid) emesse nel 2003. Tanto i Tremonti bond, quanto le obbligazioni Fresh, dal 2017, non potranno più essere impiegate per il capitale di garanzia della banca. Anche Mps, quindi, ha deciso di affrontare il mercato, pensando essenzialmente a Basilea III.
Il rimborso dei Tremonti Bond potrebbe spingere molte altre banche a percorrere la strada dell’aumento di capitale. Questo strumento, varato dal ministero delle Finanze all’inizio del 2009, ha consentito a molti istituti di continuare a tenere vivo il flusso degli affidamenti durante la fase più cupa del credit crunch. Tuttavia si tratta di uno strumento molto costoso. Con un tasso d’interesse fissato all’8,5% che, per esempio, per Mps significava 160 milioni l’anno. E questo tasso è destinato a crescere di un punto percentuale nel 2013.
Primi a capire l’importanza di sganciarsi dagli oneri dei Tremonti bond, sono stati i banchieri del Banco Popolare, che a metà marzo hanno annunciato di aver rimborsato integralmente le obbligazioni (pari a 1,4 miliardi) emesse il 31 luglio 2009 sulle quali hanno pagato anche interessi per 86,4 milioni.
Proprio il Banco Popolare, in tempi non sospetti, è stato il primo istituto a varare un aumento di capitale da 2 miliardi finalizzato al rafforzamento patrimoniale oltre che al rimborso del bond temontiano. All’operazione, risalente ormai a ottobre 2010, avevano lavorato lo studio Pavesi Gitti Verzoni, per conto del Banco, e Clifford Chance per il consorzio di garanzia fomato da Mediobanca e BofA Merrill Lynch in qualità di global coordinators e da Credit Suisse, Goldman Sachs e Deutsche Bank in qualità di joint bookrunners.
Oltre a Mps e Bp, anche Banca Popolare di Milano, nel 2009 ha fatto ricorso ai Tremonti bond per 500 milioni. E proprio Bpm è stato il quarto istituto a convincersi di ricorrere all’aumento. Il 19 aprile, dopo un cda fiume, anche Banca Popolare di Milano ha deciso di procedere a un aumento di capitale da 1,2 miliardi. In questo caso, il ruolo di Bankitalia è stato decisivo, in quanto, la decisione è stata presa in conseguienza dei rilievi effettuati dalla Vigilanza dopo un’ispezione durata 5 mesi. Poche settimane prima, il consiglio della banca aveva bocciato la proposta del presidente Massimo Ponzellini di procedere a un aumento da 600 milioni. L’aumento di capitale, nel caso di Bpm farà parte di un profondo processo di riorganizzazione e semplificazione del gruppo che prevede, tra l’altro, la cessione della maggioranza di Bipiemme Vita a un gruppo assicurativo francese e il progetto di una banca unica con la fusione tra Bpm, Cr Alessandria e Banca di Legnano. Al riassetto stanno lavorando vari studi. Per la strutturazione del possibile aumento di capitale, sono stati chiamati in causa Clifford Chance per Mediobanca e Biscozzi Nobili, insieme a Riolo Calderaro Crisostomo per Bpm.
L’aumento del capitale sarà discusso e votato nella prossima riunione dell'assemblea dei soci del 12 maggio. L'operazione dovrebbe avvenire tramite l’emissione di nuove azioni da offrire in opzione agli azionisti e ai portatori di obbligazioni convertibili. Nel tentativo di rimettere in asse il calcolo del Core Tier 1, contestato dalla Vigilanza e abbassato dal 7,1% del bilancio 2010 al 6% circa, si inserisce anche la cessione delle quote di maggioranza di Bipiemme Vita, che controlla il 100% di Bipiemme assicurazioni, al gruppo francese Covéa. All’operazione hanno partecipato lo studio Pedersoli e associati per Banca Popolare di Milano e Nctm per Covéa.

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