Nel primo semestre del 2010 il mercato italiano del private equity e venture capital ha continuato a risentire in modo significativo della crisi finanziaria, facendo registrare i valori più bassi degli ultimi anni. Tra gennaio e giugno 2010, infatti, sono state registrate 129 nuove operazioni, per un controvalore complessivo pari a 552 milioni di Euro, corrispondente ad una diminuzione del 48% rispetto allo stesso periodo del 2009, quando già avevano iniziato a manifestarsi i primi effetti della crisi. La contrazione in termini di numero di operazioni, invece, è stata più contenuta e pari al 17%.
Sono questi, in sintesi, i dati presentati oggi a Milano da Giampio Bracchi (foto), Presidente dell’Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital (AIFI), e da Mara Caverni, partner di PwC, che emergono dalla tradizionale ricerca semestrale sul mercato italiano dell’investimento istituzionale nel capitale di rischio condotta da AIFI, in collaborazione con PwC–Transaction Services.
Pur in un contesto di difficoltà, segnali positivi provengono dal segmento dell’expansion, relativo ad investimenti di minoranza finalizzati a sostenere i programmi di sviluppo di imprese esistenti, che nella prima metà del 2010 è stato caratterizzato da una crescita del 10% dell’ammontare investito, passato da 132 a 145 milioni di Euro, distribuiti su 50 operazioni. Questi investimenti possono costituire un elemento di fondamentale importanza per supportare la crescita delle imprese, soprattutto in un contesto imprenditoriale come quello italiano, dove dominano imprese di piccole e medie dimensioni, che spesso hanno bisogno di essere aiutate per sopravvivere nell’ambito concorrenziale internazionale.
Sempre con riferimento alla tipologia di investimenti realizzati, va segnalata anche la sostanziale tenuta, nel primo semestre 2010, del segmento dell’early stage (investimenti in seed e start up) che, con 51 operazioni e un impiego di circa 41 milioni di Euro, si è posizionato al primo posto per numero di investimenti, facendo registrare una crescita dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È importante sottolineare, inoltre, che oltre la metà delle operazioni realizzate in questo segmento (53%) ha riguardato imprese operanti in settori ad alta tecnologia, a testimonianza dell’interesse da parte degli operatori verso i settori più innovativi.
A risentire maggiormente della crisi, invece, sono state le operazioni di buy out (acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie), rese difficoltose dalla scarsa disponibilità di debito e dall’aumento dei tassi di interesse, che hanno ridotto le possibilità di utilizzo della leva finanziaria. L’ammontare investito, infatti, ha subito una contrazione, rispetto alla prima metà del 2009, del 58%, attestandosi a quota 329 milioni di Euro. Anche in termini di numero i buy out hanno subito una riduzione significativa, passando da 43 a 20 (-54%).
Da evidenziare, in generale, una ulteriore riduzione del taglio medio dell’ammontare investito per singola operazione, passato da 7 milioni di Euro nel primo semestre del 2009 a 4 milioni di Euro nella prima metà di quest’anno.
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