La Riforma si farà. Anche con il no di Cgil. Il Governo, dunque, continua sulla sua strada e il tavolo, che sarà «conclusivo», almeno secondo le attese dell'esecutivo, riprenderà giovedì. Intanto, TopLegal continua a sondare gli umori dei giuslavoristi sulla Riforma. Giaginto Favalli, socio di Trifirò & Partners si dice «favorevole alla flessibilità, in entrata ed in uscita».
In vista delle decisione che il Governo prenderà la prossima settimana, quali sono le prospettive che si aprono con i cambiamenti riguardanti in particolare l'articolo 18?
Le prospettive derivanti da una modifica dell’art. 18 Stat. Lav., nei termini in cui se ne sta parlando, vale a dire, in particolare, per quel che riguarda il venir meno della reintegrazione per i licenziamenti di carattere economico, sono positive. Ciò perchè, in tal modo, si dovrebbe ottenere una maggiore certezza sui costi di eventuali licenziamenti e sugli assetti organizzativi, così favorendo gli investimenti produttivi. Faccio queste considerazioni sulla base della mia esperienza diretta. Infatti, ho potuto constatare che quello dell’incertezza sui costi e sugli assetti organizzativi, con le conseguenti difficoltà di programmazione, è un tema cui le aziende sono particolarmente sensibili.
Lavoro flessibile o lavoro precario, come vede il futuro?
Anche se è cosa ovvia, è sempre bene non dimenticare che la distinzione sostanziale tra lavoro flessibile e lavoro precario non dipende dalle leggi, ma dall’economia. Ciò significa che per quanto si possano fare delle buone leggi esse non sono sufficienti per garantire il lavoro. Peraltro, in ultima analisi ritengo, pensando soprattutto ai giovani, che l’importante è avvicinarsi al mondo del lavoro e quindi è meglio che ci siano contratti imperfetti sul piano giuridico per 5 precari, piuttosto che un bel, contratto “flessibile” per una sola persona.
Rendere più dinamico il mercato del lavoro contrastando al contempo il fenomeno della precarizzazione è l'obiettivo che si pone il ministro Fornero, con più flessibilità in entrata e uscita. E' la strada giusta?.
Da quanto ho detto sopra deriva che sono favorevole alla flessibilità, in entrata e in uscita, cercando, peraltro, a quest’ultimo riguardo, delle soluzioni innovative, magari in deroga all’art. 2103 cod. civ., che consentano di mantenere nel mondo del lavoro anche gli “anziani”, diciamo over 50, i quali, con gli attuali ritmi di innovazione, tecnologica ed operativa, rischiano altrimenti di essere licenziati, con un lungo periodo di attesa prima di poter accedere alla pensione. E mi sembra che le linee guida, sulle quali, nei limiti del possibile, si sta muovendo il governo siano, poiché vanno nella direzione di una flessibilità “controllata”, da condividere.
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