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RIFORMA DEL LAVORO: PROMOSSA A METÁ

Barbara Tagni, hr director di Sephora: «Mi auguro si giunga a un giusto compromesso tra lavoratori e aziende»

04-05-2012

RIFORMA DEL LAVORO: PROMOSSA A METÁ

È uno dei temi caldi del momento: il lavoro. E sulla Riforma avanzata dal Ministro Elsa Fornero si sono innescati accesi dibattiti, alcuni dei quali sono ancora in atto. Ma tra i temi più scottanti, oltre al tanto discusso articolo 18, ci sono i grandi assenti. Quello che non è stato inserito nella riforma, se non marginalmente, e che, invece, a detta degli esperti doveva essere affrontato con maggior attenzione. Tema che TopLegal affronta nel numero in uscita a maggio in un'inchiesta che racconta quello che c'è e quello che non c'è all'interno delle nuove regole del Lavoro. Una delle debolezze, per esempio, è quella di non avere diversificato i vari settori economici, «Questo forse è stato il limite - commenta Barbara Tagni, Human resources director di Sephora (gruppo Lvmh) - non sono state valorizzate le differenze, spesso enormi, tra un settore e l'altro».


Come sono stati recepiti i cambiamenti apportati dalla riforma del lavoro dalla vostra azienda?

Una riforma era auspicabile e va certamente salutata con favore, ma un commento definitvo potrà essere fatto solo a riforma approvata. Mi auguro comunque che si giunga ad un giusto compromesso tra esigenze dei lavoratori ed esigenze delle aziende, soprattutto in tema di flessibilità in entrata.
 
Quali i pro e i contro?

Vediamo con favore le norme che danno più certezza alla gestione dei rapporti di lavoro. Penso, per esempio, alla quantificazione di sanzioni economiche certe in caso di licenziamento. Vediamo invece con sfavore tutti gli elementi di incertezza che sono purtroppo ancora presenti nel testo della riforma. Penso alla discrezionalità attribuita al giudice in tema di reintegro o alla poca chiarezza sulla procedura di un licenziamento per motivi economici. Se devo informare prima il lavoratore del suo licenziamento, come ci si comporta se, come accade troppo frequentemente, si mette in malattia?

Nel vostro settore la stagionalità ha un certo peso. La riforma ne tiene conto?
Forse il limite della riforma sta proprio nell'equiparare indistintamente tutti i settori economici, senza valorizzare le differenze, spesso enormi, tra un settore e l'altro. Le aziende di retail devono necessariamente fare i conti con la stagionalità e quindi poter assumere a termine. In quest'ottica vediamo con molto favore la modifica che ammette un congruo termine senza necessità della causale: è assurdo che una venditrice assunta per i due mesi di picco a Natale possa pretendere (e spesso ottenere) un contratto a tempo indeterminato solo perché la causale non era sufficientemente dettagliata o per altri motivi formali.   
 
Più stabilità e meno precarietà, sarà realmente così?
 
Il problema a mio avviso è utilizzare in maniera corretta i contratti aticipi, senza abusarne.  Ma occorre semplificare almeno la forma. Prendiamo l'apprendistato: fino ad oggi si trattava più che altro di un processo amministrativo/burocratico con mille ostascoli che ne dincentivavano l'utlizzo. E alla fine dei 3 o 4 anni l'apprendista spesso sosteneva in giudizio che per un venditore di un beauty store non c'era bisogno di una complessa e così lunga formazione e che quindi l'apprendistato era nullo sin dall'origine. Visto che la riforma punta molto sull'apprendistato, speriamo che non si ripetano gli errori del passato. Se la legge e il contratto collettivo lo ammettono (anche per mansioni non di alto concetto) l'azienda dovrebbe non trovarsi puntulamente in tribunale se l'apprendista non viene confermato.
 
Articolo 18: la modifica favorirà nuovi investimenti?
Sull'articolo 18 cambia poco: la reintegra, seppur sfumata, rimane sia nel caso di licenziamenti disciplinari sia in quelli economici. A mio parere la rerintegra deve essere davvero un caso eccezionale come del resto avviene in altri Paesi europei


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