Questa Riforma s'ha da fare. Anche senza il consenso delle parti sociali, la Riforma del Lavoro arriverà in porto. Questo l'ultimatum del ministro Elsa Fornero. Intanto, domani pomeriggio si terrà l'incontro con le parti sociali sul quale il premier Mario Monti ha espresso fiducia.
TopLegal ha interpellato il giuslavorista Rosario Salonia (in foto) per commentare alcune parti cruciali della norma
In vista delle decisione che il Governo prenderà, quali sono le prospettive che si aprono con i cambiamenti riguardanti, in particolare, l'articolo 18?
Le prospettive, così come le aspettative, sono di estremo interesse perché, comunque vada, si determineranno dei cambiamenti rilevanti che incideranno in modo significativo sulla gestione delle risorse umane e sulle scelte aziendali in materia di occupazione e di flessibilità. Sicuramente l’attenuazione della portata dell’art. 18, che ha sinora comportato rigidità nel mercato del lavoro, avrà il duplice effetto di favorire l’occupazione stabile e di ridurre le forme di “mala” flessibilità.
Lavoro flessibile o lavoro precario, come vede il futuro?
Al di là delle tipologie contrattuali e degli interventi che verranno apportati alla disciplina dei rapporti di lavoro, credo che il mercato del lavoro interno, caratterizzato da un basso tasso di mobilità, continuerà ad essere estremamente selettivo. Le dinamiche occupazionali continueranno a essere, nel medio periodo, fortemente condizionate dagli andamenti della capacità produttiva interna e dalla conseguente necessità di ricorrere a forme flessibili di lavoro per modulare la gestione della base occupazionale in funzione delle reali esigenze produttive. Non confonderei, inoltre, il lavoro flessibile con quello precario, non regolarizzato e privo di ogni tutela, anche di carattere antinfortunistico. Su questo piano risulta quanto mai determinante il rafforzamento dell’azione ispettiva, anche per garantire in favore delle aziende virtuose, che creano o assicurano buona occupazione, condizioni per il rispetto della libera concorrenza.
“Rendere più dinamico il mercato del lavoro contrastando al contempo il fenomeno della precarizzazione" è l'obiettivo che si pone il ministro Fornero, con più flessibilità in entrata e uscita. E' la strada giusta?
Il progetto del Ministro Fornero è condivisibile, laddove intende contrastare il fenomeno della precarizzazione senza rinunciare a rendere ancor più dinamico il mercato del lavoro. In tal senso, penso soprattutto agli interventi annunciati sul contratto di lavoro a termine, con un incremento dell’aliquota contributiva che potrà essere successivamente recuperato in caso di eventuale stabilizzazione del rapporto di lavoro, o ancora sul lavoro a progetto, attraverso una serie di aggiustamenti, sanzionatori e contributivi, mirati a restringere ulteriormente l’ambito del lavoro autonomo coordinato. Interessanti in quest’ottica si presentano, inoltre, le proposte di riforma degli ammortizzatori sociali tese a un ridimensionamento degli attuali strumenti di sostegno al reddito e, contestualmente, a un incremento della platea soggettiva dei loro destinatari attraverso la cd. universalizzazione dell’Assicurazione Sociale per l’Impiego. In tale ambito appare ancora degno di attenzione l’obiettivo di finalizzare la tutela del posto di lavoro ai soli casi in cui la ripresa dell’attività produttiva si configuri come probabile, così da utilizzare in modo ottimale le scarse risorse pubbliche a disposizione. Proprio nell’ottica del contrasto al lavoro precario vertono, inoltre, le linee guide per il rafforzamento delle politiche di attivazione e riqualificazione dei lavoratori fruitori di strumenti di sostegno al reddito, così da garantire loro strumenti mirati per una rapida ricollocazione nel mondo del lavoro. Nello stesso ordine di idee, e con uno sguardo evidentemente rivolto al mercato, si inseriscono le proposte, invero non ancora definite, di revisione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori per cui in caso di licenziamento fondato su motivi economici il giudice potrebbe limitarsi a riconoscere al lavoratore solo un indennizzo economico.
Condivide le linee guida del governo sull'intera Riforma? Perché si o perché no?
Non credo che, allo stato, esistano alternative, immediatamente percorribili, rispetto alle proposte che il Governo sta provando a individuare con il concorso delle Parti sociali. E’ necessario procedere, e speditamente, alla correzione di alcune storture del sistema degli ammortizzatori sociali e a una revisione mirata delle tipologie contrattuali per rendere il mercato del lavoro più efficiente, dinamico e adeguato a sostenere la sfida di competitività che i mercati internazionali quotidianamente impongono alle nostre aziende.
Del resto, sarebbe miope fingere di non vedere come sempre più frequentemente le aziende, anche di piccole dimensioni, sono costrette a delocalizzare i propri stabilimenti ed interi processi produttivi all’estero proprio al fine di fruire di sistemi di regole meno vincolanti. Il mantenimento di un adeguato e diffuso sistema di welfare non può più intendersi incompatibile con l’aggiornamento del nostro ordinamento giuslavoristico. Solo incidentalmente mi limito a evidenziare, questa volta in termini critici, come l’ipotizzata eliminazione degli ammortizzatori in deroga potrebbe privare le imprese di uno strumento utile per fronteggiare situazioni davvero eccezionali; sarebbe sufficiente limitare drasticamente la discrezionalità valutativa sulla cui base viene disposta la loro concessione.