IMPRESE

Riforma della tassazione delle imprese sotto la lente

La legge delega per la riforma fiscale n. 111/2023 è stata approfondita venerdì 24 maggio 2024 a un convegno a Parma, organizzato dall’Università di Parma e dall’Associazione dei fiscalisti d’impresa (Afi)

31-05-2024

Riforma della tassazione delle imprese sotto la lente

 

di Valentina Magri


La legge delega per la riforma fiscale n. 111/2023 cambia, tra le numerose modifiche, l’imposizione sui redditi delle società e i criteri di determinazione del reddito d’impresa. Il tema della riforma della tassazione delle imprese è stato approfondito nel convegno dal titolo “La riforma della tassazione delle imprese”, organizzato da Value Target (società italiana che si occupa di finanza agevolata), in collaborazione con Università di Parma e dall’Associazione dei Fiscalisti d’Impresa (Afi). L’evento, di cui TopLegal era media partner, è stato patrocinato dall'Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili dall'Ordine degli avvocati di Parma e si è svolto venerdì 24 maggio 2024 presso l’aula magna dell’ateneo parmense.

 

I punti principali della riforma della tassazione delle imprese

Massimo Ferrari, presidente di Afi, ha premesso che la riforma della tassazione delle imprese è «un progetto di grande respiro che sta procedendo a ritmi molto serrati e che, necessariamente, richiederà ancora del tempo per poter essere completato. Penso sia fondamentale il contributo di tutte le parti interessate per poter raggiungere l’obiettivo di costruire un sistema fiscale adeguato alle esigenze del Paese». E proprio in questa direzione è andato il convegno, che a suo parere ha rappresentato «una grande opportunità per condividere le testimonianze e il contributo dei professionisti che gestiscono la variabile fiscale all’interno di multinazionali italiane e che possono, sulla base di esperienze concrete, collaborare al miglioramento del nostro sistema tributario».


Il ceo di Value Target, Francesco Raimondi, ha spiegato che la nuova legge delega porterà una revisione del sistema incentivante verso le imprese, semplificando le procedure correlate e i controlli sulle attività economiche. A suo avviso, questo aspetto dovrebbe consentire una svolta nel rapporto tra il fisco e le imprese, in virtù di atteggiamenti, spesso vessatori, tenuti dagli enti preposti ai controlli negli ultimi anni, in mancanza di regole chiare e definite. Un elemento centrale della riforma sarà l’armonizzazione della disciplina generale in materia di incentivi alle imprese, coordinandola in un unico testo normativo principale chiamato ‘codice degli incentivi’. «Questo nuovo approccio consentirà di avere una guida chiara e consolidata per gli operatori economici, semplificando le procedure e migliorando la trasparenza», chiosa Raimondi, secondo cui la riforma degli incentivi alle imprese rappresenta un passo significativo verso un sistema più trasparente, efficiente e aderente alle esigenze delle imprese italiane. «La sua implementazione sarà un banco di prova cruciale nel bilanciare la stimolazione economica con la necessità di garantire una distribuzione equa degli incentivi e il rispetto delle normative europee», afferma il ceo di Value Target. 


Secondo Ferrari, la riforma va nella giusta direzione. Afi, in particolare, ha accolto con molto favore gli interventi sullo statuto del contribuente e sul rafforzamento del regime dell’adempimento collaborativo. «In entrambi i casi ci sono ancora aree su cui si può lavorare insieme e altre su cui attendiamo i provvedimenti di prossima emissione. Un’ulteriore area di grande interesse per le imprese è quella legata agli incentivi agli investimenti, sia con riferimento all’aliquota ridotta Ires che all’incentivo Transizione 5.0. Su entrambi i fronti è molto importante procedere con i provvedimenti attuativi», esorta il presidente di Afi.


Mauro Merola, group tax manager di Bonatti, ritiene «apprezzabile il tentativo di attuare una riforma copernicana del fisco italiano, anche se in un lasso di tempo relativamente breve. Tuttavia, probabilmente per ragioni di gettito pubblico, siamo ancora in attesa che il Governo disponga di interventi concreti per la riforma dell’Ires: esiste solo una bozza di decreto legislativo del 30 aprile 2024 che rinvia a futuri decreti attuativi».


Sempre sul tema dell’adempimento collaborativo, Alberto Comelli, ordinario di diritto tributario dell’Università di Parma, l’ha definito «un utile strumento fondato sulla reciproca fiducia tra l’amministrazione finanziaria e le imprese, il quale scaturisce da alcuni documenti dell’Ocse destinati a tutti gli Stati aderenti. Un ampio utilizzo di questo strumento, da un lato, rafforza la tutela dell’affidamento da parte dell’impresa e, dall’altro, riduce i potenziali conflitti con l’Agenzia delle entrate». Tuttavia, è forse eccessiva la riduzione del volume di affari o di ricavi a 100 milioni di euro, prevista a decorrere dal 2028, al fine di accedere al regime dell’adempimento collaborativo. «Questa soglia produrrà l’effetto di accrescere in modo significativo il numero dei contribuenti ammessi al regime in esame e rappresenta probabilmente una sfida per l’Agenzia delle entrate relativamente all’incremento dei controlli e delle altre attività ad essa riservate, nei confronti dei contribuenti medesimi», avverte Comelli. 

 

Dal canto suo, Bonatti non è obbligata al momento alla redazione di un Tax control framework e all’adesione all’adempimento collaborativo, ha spiegato Merola. «È in corso d’atto una valutazione in considerazione della riduzione dei limiti quantitativi previsti a partire dall’anno fiscale 2028. Tuttavia, non è detto che le due strade debbano necessariamente coincidere. La società potrebbe decidere di implementare le proprie procedure interne di monitoraggio del rischio fiscale senza dover necessariamente ricorrere alla cooperative compliance, ma dotandosi semplicemente di un Tcf interno». 

 

La riforma della tassazione delle imprese tra Esg e sostenibilità

La sostenibilità aziendale rappresenta un approccio strategico e responsabile alla gestione delle attività imprenditoriali, tenendo conto degli impatti economici, sociali e ambientali generati nel corso del ciclo di vita di un’azienda. I fattori Esg giocano un ruolo determinante nel posizionare la variabile fiscale e la gestione dei rischi al centro dell'agenda aziendale. «La trasparenza fiscale è un elemento chiave dell’Esg; le aziende devono comunicare in modo trasparente le loro politiche fiscali, i rischi e gli impatti legati alle imposte. Il Tax control framework (Tcf), consente alle imprese di monitorare e controllare i processi fiscali, garantendo la conformità alle normative e alla trasparenza. Una buona gestione fiscale, allineata con gli obiettivi Esg, può migliorare la reputazione dell’azienda e attrarre investimenti sostenibili», afferma Raimondi.


La riforma fiscale guarda anche questi aspetti, in linea con le politiche fiscali e i principali trend in campo internazionale. La legge prevede una revisione delle disposizioni in materia di accise con l’obiettivo (tra gli altri) di ridurre inquinamento e favorire la redistribuzione delle imposte ambientali in linea con il Green Deal. La riforma delle accise ha quindi un doppio legame Esg sia con la “E” sia con la “S”. «Anche la cooperative compliance, con il suo impatto sulla governance, è in linea con gli obiettivi Esg. Infine, se si guarda alle premesse della legge delega, si nota in generale una grande attenzione all’impatto sociale della fiscalità, sia verso i gruppi che verso le categorie più deboli», evidenzia Giuseppe Nicosia, tax director di Snam. L’azienda ha sviluppato una strategia di sostenibilità in modo che fosse totalmente allineata e integrata al piano industriale e che fosse al contempo in grado di porre un focus sia su temi consolidati e imprescindibili nell’ambito Esg, come la lotta ai cambiamenti climatici, sia su altri elementi cruciali della sostenibilità, come la tutela della biodiversità, che ha un ruolo cardine nello sviluppo dei nostri business. «I temi legati alle risorse umane, al coinvolgimento della catena del valore e delle comunità locali rimangono centrali e valorizzati attraverso un approccio basato sulla just transition. Al contempo, riconosciamo il tema dell’innovazione come vero abilitatore dell’intera strategia e, quindi, imprescindibile per lo sviluppo di un piano ambizioso», conclude Nicosia.


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