Prove generali a Milano

RIFORMA FISCALE, AL VIA I LAVORI

Nel corso della tavola rotonda organizzata da TopLegal in collaborazione con lo studio tributario Andreani sono emerse importanti rivelazioni sulle prossime mosse del Governo

18-05-2012

RIFORMA FISCALE, AL VIA I LAVORI

Fiscalità e crisi d’impresa, facilitare una convivenza difficile. È l’argomento di cui si è dibattuto giovedì 16 maggio, presso lo spazio Chiossetto di Milano, nel corso dell’incontro organizzato da TopLegal e dallo studio tributario di Giulio Andreani (professore di diritto tributario alla Scuola Superiore dell'Economia e delle Finanze). Il tema si innesta nel vivo di un problema quanto mai attuale: come fare a predisporre al meglio un piano di risanamento della crisi d’impresa? Difficile trovare una risposta univoca. È questo ciò che è emerso con forza dal dibattito. Insieme a importanti anticipazioni sui provvedimenti nell’agenda governativa per i prossimi mesi. Tra cui l’istituzione di un nuovo strumento per superare la crisi d’impresa: il pre-concordato.

Alla tavola rotonda hanno partecipato protagonisti di primo piano. Come Bartolomeo Quatraro (magistrato e giudice tributario, ex presidente della sezione Fallimentare del Tribunale di Milano); Claudio Battistella (responsabile Direzione Credito Problematico Intesa Sanpaolo); e Stefano Ambrosini (avvocato e professore ordinario di Diritto Commerciale all'Università del Piemonte Orientale, membro di una Commissione istituita presso il Ministero della Giustizia al lavoro sulle modifiche della disciplina fallimentare). 

A sei anni di distanza dalla sua istituzione, la transazione fiscale può essere considerata uno strumento efficace per il risanamento delle società in crisi? «È un istituto certamente utile – hanno concordato i partecipanti -. Ma, come tutte le norme, richiede un restyling e un’attenta riflessione su come efficientarla». Sono diverse le questioni controverse emerse nel corso della tavola rotonda.
Per prima, la natura facoltativa della proposta di transazione fiscale. Un aspetto su cui non c’è chiarezza normativa, ma solo orientamenti giurisprudenziali. Che sembrerebbero  puntare in direzione facoltatività: vale a dire la possibilità di chiedere all'Erario di proporre una definizione delle proprie ragioni creditorie attraverso l’istituto del concordato preventivo. Senza un previo passaggio (da alcuni ritenuto necessario) attraverso la transazione fiscale.


Direttamente collegato, un secondo problema: l’obbligatorietà o meno del pagamento integrale dell’Iva e delle ritenute versate. Posto che l’integralità del pagamento è stabilita dall’art. 182 ter, il nodo irrisolto è: quella disposizione trova applicazione solo se viene formulata la proposta di transazione fiscale o in ogni caso (ossia anche quando la definizione dei rapporti avviene attraverso la formulazione di una proposta di concordato preventivo senza transazione)? E da qui – come un cane che si morde la coda – si torna alla necessità di capire se la transazione fiscale sia facoltativa. Nel qual caso il pagamento integrale dei contributi non risulterebbe più obbligatorio. Con il conseguente dispiegarsi per le imprese di un ventaglio di possibilità alternative per la composizione della crisi.

«La questione è controversa anche per il legislatore», ha commentato Ambrosini. Tanto che la Commissione in cui siede ha optato per soprassedere sulla modifica del 182 ter. Privilegiando, invece, altri aspetti della legge fallimentare. In particolare l’art. 182 bis, con una proposta che – si vocifera – potrebbe condurre a un decreto legge già nel prossimo Consiglio dei Ministri.
In particolare, al vaglio del legislatore sarebbe l’introduzione di strumenti, presenti in altri ordinamenti, equiparabili a una sorta di pre-concordato. Con cui l’imprenditore viene autorizzato a depositare al posto della domanda di concordato completa dei suoi allegati, un'autocertificazione sullo stato di crisi (corredata da documenti contabili essenziali). Con l’effetto di bloccare, per un lasso di tempo limitato (si parla di 180 giorni) azioni esecutive da parte di singoli creditori. Consentendo così alle banche – soggetti principe nella risoluzione della crisi d’impresa - di poter intervenire. Con la garanzia che non si vada oltre il rischio d’impresa.


E sono stati proprio gli advisor finanziari i maggiori beneficiari del dibattito. Andreani – con una “consulenza” definita strategica dai rappresentanti istituzionali in sala – ha fatto presente che il disegno delega di riforma fiscale approvato nei giorni scorsi dal governo, esclude la rilevanza penale per le violazioni dell’abuso di diritto. Un’informazione che per le banche ha notevoli implicazioni. Gli istituti, infatti, in nome della continuità aziendale sono sempre più spesso costretti a salire sulla giostra di un risanamento della crisi cavalcato dalle imprese attraverso il meccanismo della ristrutturazione del debito con aumento di capitale (non tassato). Concorrendo a una fattispecie che potrebbe configurare comportamento elusivo e abuso del diritto. Ma, anche qualora l’abuso dovesse configurarsi, la nuova riforma fiscale toglie le castagne dal fuoco alle banche sui rischi connessi al loro ruolo, chiamandole fuori dalla responsabilità penale.

Il dibattito e le sfide normative sono ancora aperti. E quanto mai accesi. Con un obiettivo dichiarato: schierare tutte le forze in campo per salvare le imprese italiane dalla peggiore crisi degli ultimi 50 anni.

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Giulio Andreani GiulioAndreani, StefanoAmbrosini Intesa Sanpaolo


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