La riforma forense approvata ieri dal Senato, non ha riscosso un apprezzamento unanime. Ha parlato di “un passo indietro per l'avvocatura” il senatore del Pd, Gianrico Carofiglio (in foto), intervenuto nel corso delle dichiarazioni di voto, che ha affermato: «Abbiamo combattuto per una riforma della professione forense che disegnasse un'avvocatura libera, plurale, moderna, aperta, europea proiettata verso il futuro ed è per questo motivo che non possiamo votare a favore di questa legge che è esattamente l'opposto: impone un modello chiuso che riporta l'avvocatura agli anni Cinquanta e ci allontana significativamente dai sistemi vigenti nei principali Paesi occidentali».
Un altro senatore del Pd, Pietro Ichino, meno di un mese fa, aveva così commentato sul sito lavoce.info, il testo in discussione: «L'imposizione di quel modello tradizionale come unico modo possibile di esercizio della professione da parte degli avvocati italiani,impedisce loro di competere ad armi pari con i colleghi stranieri», sottolineando, «la verità è che con questo disegno di legge si sta facendo un’operazione regressiva, che non va nell’interesse del Paese, ma non va neppure nell’interesse particolare della stessa avvocatura italiana».
Ma la lista dei “dissenzienti” non è finita, stamane, infatti, in un'intervista al Sole 24 Ore, Piero Schlesinger, avvocato e docente di diritto privato alla Cattolica, ha dichiarato: «L'avvocatura ha esercitato una pressione fortissima per il ritorno delle tariffe e questo risultato è stato portato a casa. Non posso però che constatare che siamo un Paese ben strano: il dibattito pubblico è sovraccarico di richiami al liberismo, di sollecitazioni a una maggiore concorrenzialità, e poi una categoria chiave per il presente e, mi auguro, anche il futuro delle libere professioni, sceglie l'arroccamento. Faccio fatica a capire».
Adesso si attende la discussione del testo alla Camera.