RINNOVABILI: «IL RISCHIO BOLLA C’È»

«La speculazione ha reso gli investimenti in Italia più onerosi del 30% rispetto alla media europea»

28-01-2011

RINNOVABILI: «IL RISCHIO BOLLA C’È»

«Il settore delle energie rinnovabili si è principalmente sostenuto, sino ad oggi, sulle sovvenzioni pubbliche ed è quindi interessato da una bolla speculativa che potrebbe esplodere se venissero meno i fondi statali». Guido Molinari (nella foto) e Roberto Sparano, partner dello studio Carnelutti di Roma, prendono la parola nel dibattito su energie rinnovabili e incentivi lanciato da TopLegal e indicano l’esistenza di un rischio bolla per il mercato delle rinnovabili. Allo stesso tempo, però, sottolineano che questo potrebbe verificarsi solo se il sistema d’incentivazione si azzerasse all’improvviso.

L’incentivazione pubblica alle rinnovabili è indispensabile? Perché?

La produzione di energia da fonti rinnovabili beneficia di un sistema d’incentivazione pubblica volto a compensare i maggiori costi richiesti per la costruzione degli impianti di produzione alimentati da fonti rinnovabili. La proposta di decreto che riorganizza il sistema degli incentivi alle fonti rinnovabili recependo la direttiva europea sulle fonti rinnovabili potrebbe avere conseguenze negative e per questo è necessario proporre una serie di emendamenti il cui scopo sia quello di migliorare il testo del decreto e nello stesso tempo garantire stabilità al mercato. L’attuale sistema di incentivi ha consentito all’Italia di attrarre investimenti per miliardi di euro con effetti concreti sia sul lato della produzione di energia sia sul lato occupazionale. Ma questo sistema oggi necessita una profonda revisione al fine di eliminare alcune distorsioni interne e rispondere in maniera più efficace agli obiettivi europei al 2020.


Esiste un rischio bolla?

Il settore delle energie rinnovabili si è principalmente sostenuto, sino ad oggi, sulle sovvenzioni pubbliche ed è quindi interessato da una bolla speculativa che potrebbe esplodere se venissero meno i fondi statali. Detto questo, è difficile immaginare una revisione radicale del sistema di incentivi mentre più probabilmente si assisterà ad una progressiva diminuzione di questi. Poichè però gli investimenti in questo settore debbono essere valutati in un arco temporale di medio lungo periodo (20anni almeno), i grandi investitori considerano tale diminuzione  progressivamente compensabile dall'aumento del costo dell'energia. In questo senso, anche Paesi dove l'incentivazione è minore rispetto a quella italiana come l'Ungheria o la Bulgaria, stanno vivendo una forte crescita del settore che attrae consistenti investimenti domestici ed internazionali.

La speculazione è un fenomenno che si sta vedendo?

La minaccia di speculazione in Italia è concreta, basti pensare al fenomeno delle numerose domande virtuali per l'installazione degli impianti "verdi" presentate da soggetti interessati ad accaparrarsi, con un minimo investimento (circa 2.500 euro), il via libera a costruire parchi eolici e impianti fotovoltaici. In molti casi, tuttavia, nessun impianto verrà in realtà costruito atteso che il mero scopo di questi soggetti è essenzialmente quello di incassare l’autorizzazione, tenerla “nel cassetto” per qualche anno facendone lievitare il valore, per poi rivenderla agli imprenditori che realmente operano nel business delle rinnovabili.  Il risultato si traduce in una dispersione di costi e un crescendo di passaggi inutili che generano per le rinnovabili italiane un incremento degli oneri pari circa il 30% in più rispetto alla media europea.

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Carnelutti Roma RobertoSparano, GuidoMolinari


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