«L'esistenza di un sistema d'incentivazione certo e affidabile rappresenta il presupposto imprescindibile - come peraltro avviene in tutti i Paesi occidentali - per il finanziamento e la conseguente realizzazione di investimenti nel settore delle energie rinnovabili». A parlare è Claudio Visco (nella foto), managing partner di Macchi di Cellere Gangemi che interviene nel dibattito aperto da TopLegal con l'editoriale della scorsa settimana sul "rischio bolla" connesso alla raffica di investimenti che negli ultimi anni sono stati attratti dal settore delle rinnovabili.
«Purtroppo, sia il sistema stesso dei certificati verdi (fino ad oggi utilizzato per incentivare la produzione di energia eolica), che la pratica applicazione dello stesso a causa di meccanismi distorsivi del mercato di tali certificati (ad esempio l'importazione di "energia verde"), ha permesso di raggiungere solo parzialmente tali obiettivi», afferma Visco.
Che impatto hanno avuto i recenti interventi governativi?
I recenti interventi del governo hanno aggravato una situazione già di per se precaria. A ciò si deve aggiungere che spesso i prezzi che gli operatori di questo settore devono pagare per l'acquisizione di iniziative da sviluppare nel settore non rispecchiano le attuali condizioni di mercato rendendo quindi ancor più difficile creare le condizioni per la finanziabilità e realizzabilità del progetto. Il mantenimento dell'obbligo di ritiro dei Certificati verdi da parte del GSE - indispensabile comunque nell'attuale quadro normativo per assicurare la certezza dell'incentivazione - non può essere probabilmente la soluzione di lungo termine al problema. Il sistema della tariffa incentivante, utilizzato per il settore fotovoltaico, si è rivelato di gran lunga più affidabile per il sistema e le recenti discussioni per l'estensione dello stesso al settore eolico lo confermano.
Insomma, l'eolico ha bisogno urgente di un quadro normativo chiaro?
L'energia eolica - per le sue caratteristiche e potenzialità - resta fondamentale per lo sviluppo di un sistema equilibrato di produzione di energia da fonti non convenzionali e la pronta ripresa degli investimenti in questo settore è indispensabile per il conseguimento degli obiettivi cui l'Italia è impegnata a livello comuntario. L'auspicio è quindi che questa situazione venga al più presto chiarita con un intervento da parte del governo che non ricorra come fino ad oggi accaduto ad un sistema di deleghe a catena o di soluzioni tampone che non fanno che aggravare l'attuale disagio degli operatori di questo settore e minano, ancor più di quanto di recente accaduto con la vicenda specifica dell'art 45, la credibilità del nostro Paese.
Che prospettive ha un comparto economico produttivo che dichiaratamente è incapace di mantenersi senza aiuti pubblici?
Sono ovviamente scelte di politica ambientale e di sostenibilità che oggi necessariamente hanno un costo. E' possibile che in futuro con il progresso tecnologico si arrivi ad un punto in cui questi investimenti possano diventare autosufficienti. Per il fotovoltaico il principio della tariffa decrescente rispecchia proprio questo principio. Per l'eolico il progresso è più lento e l'Italia paga il prezzo di una ventosità non particolarmente accentuata. I siti migliori sono già stati sfruttati e l'off-shore, dove il vento è decisamente superiore, presenta forti opposizioni di tipo ambientale/paesaggistico. L'introduzione di una feed in tariff anche per l'eolico consentirebbe di conseguire questa gradualità di "assorbimento" dell'incentivo.
Il profluvio di investimenti nelle rinnovabili può provocare un rischio bolla?
Non capisco proprio di che rischio si tratti. E' un concetto che si applica alle attività finanziarie prive di un sottostante reale. Gli investimenti nel settore delle rinnovabili non sono sopravvalutati. Chi ha investito anni fa ha margini migliori (tassi d'interesse più bassi, impianti parzialmente ammortizzati e finanziamenti in parte rimborsati. Ciò che si costruisce oggi è per definizione economicamente valido avendo spesso superato il vaglio di un finanziamento di progetto. Ovviamente il presupposto è che gli incentivi concessi, sui quali si è generato un affidamento di imprenditori e soggetti finanziatori, siano mantenuti nei termini originariamente prospettati. A queste condizioni non ci sono né bolle, né speculazioni di alcun genere. Il rischio vero è quello di bloccare un mercato necessario, come detto, anche per il rispetto dei nostri impegni internazionali.
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