RINNOVABILI: «L'INCERTEZZA NORMATIVA MINA LA CREDIBILITÀ DEL SISTEMA»

26-01-2011

RINNOVABILI: «L'INCERTEZZA NORMATIVA MINA LA CREDIBILITÀ DEL SISTEMA»

«I recenti interventi normativi in tema di certificati verdi hanno avuto un impatto negativo sui progetti. In alcuni casi questo impatto negativo ha comportato la sospensione del processo di strutturazione in attesa dell'assestamento del quadro normativo». Carloandrea Meacci (nella foto), socio di Ashurst, entra nel dibattito lanciato da TopLegal su energie rinnovabili e incentivi, delineando da un lato le conseguenze dell'incertezza regolamentare e i profili di rischiosità legati al settore, ma invitando, dall'altro a non drammatizzare una situazione che difficilmente potrà originare una bolla soprattutto in virtù della necessità del sistema Paese di ridurre la propria dipendenza energetica dalle forniture estere.

In che cosa si è tradotta, in pratica, l'incertezza normativa?
In alcuni casi, questo impatto negativo ha comportato anche modifiche alla struttura dell'operazione (ad esempio, aumento della leva, cioè della percentuale dei costi totali del progetto che deve essere finanziata dallo sponsor invece che dalla banca, debt to equity ratio) ma in altri, questo non ha impedito ai progetti di raggiungere il financial close.

E l'effetto sulla credibilità del sistema Paese?
In generale questi significativi cambi di legge hanno parzialmente minato la credibilità dell'Italia come Paese adatto per investimenti. Naturalmente questo è stato avvertito più da investitori e banche straniere. Un'interessante conseguenza è che in alcuni casi alcuni sponsor stranieri hanno cercato di coinvolgere nelle proprie operazioni di finanziamento un numero maggiore di banche italiane in modo da avere una specie di assicurazione contro il rischio Paese.

Che prospettive ha un comparto economico produttivo che dichiaratamente è incapace di mantenersi senza aiuti pubblici?
La risposta facile è che non ci sono prospettive. Non bisogna però drammatizzare ma tenere presente che gli operatori più esperti sono dell'avviso che la progressiva diminuzione dei costi di fornitura dei componenti tecnologici (pannelli solari, turbine eoliche ecc) derivanti da economie di scala sempre più significative a livello globale dovrebbe rendere in futuro sempre più possibile svincolare la fattibilità di un investimento dalla presenza di sussidi generosi, soprattutto nelle zone dove la fonte rinnovabile è abbondante.

Il profluvio di investimenti nelle rinnovabili può provocare una  bolla?
L'esempio della Spagna fa propendere per il sì. Tuttavia la stessa Spagna, dopo aver minacciato grandi modifiche retroattive, ha alla fine introdotto modifiche molto più soft del previsto. Inoltre, l'Italia si trova in una situazione del tutto particolare: importa dall'estero un quantitativo di energia superiore agli altri Paesi industrializzati; il prezzo dell'energia in Italia è più alto che negli altri paesi industrializzati; l'Italia è molto distante dagli obiettivi concordati in sede europea per il livello minimo di produzione da fonti rinnovabili. Questo, di per se, non scongiura il rischio bolla  ma dovrebbe rendere più difficile uno stravolgimento improvviso del sistema da parte del governo, qualunque sia la maggioranza.

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SLA Ashurst CarloandreaMeacci


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