Corporate recovery

Ristrutturazioni: un settore rimescolato

Il drastico calo dei concordati e la lenta ripresa del mercato hanno influito sull’operatività degli studi. Il focus, oltre che sugli accordi di restructuring, si sposta sulla gestione degli Npl

26-02-2018

Ristrutturazioni: un settore rimescolato

Arretra il concordato, avanza la ristrutturazione del debito. Rispetto all’ultima ricerca del Centro Studi TopLegal del febbraio 2014, ancora in piena crisi economica, il quadro si mostra profondamente mutato. Se allora il mercato risultava mosso principalmente dalle domande di concordato, ad oggi, invece, complici la lenta ripresa economica e la riforma fallimentare del 2015, è cresciuto l’utilizzo degli accordi di restructuring.

I dati Cerved, aggiornati al terzo trimestre del 2017, hanno evidenziato un calo del 34% delle procedure di concordato rispetto allo stesso periodo del 2016. Tale riduzione è stata relativamente contrastata da un maggiore utilizzo degli accordi di ristrutturazione ex art. 182 bis della legge fallimentare.

Uno spostamento di preferenze dovuto alle modifiche della procedura di concordato che, introducendo requisiti più stringenti per l’ammissibilità della domanda, ne hanno limitato l’uso. Tra questi l’introduzione della soglia di soddisfacimento del 20% dei creditori chirografari e l’abolizione del silenzio- assenso in relazione al voto dei creditori. Un’attività legislativa continuata fino a ottobre 2017 con l’approvazione in senato del Ddl sui fallimenti, divenuto dunque legge, che ha imposto un cambio di prospettiva sullo stesso fallimento prevedendo, tra le tante cose, procedure di allerta per la crisi, incentivi alla ristrutturazione del debito, regole processuali semplificate (almeno sulla carta) e nuovi poteri al curatore fallimentare. Proprio su quest’ultimo punto non tutti i professionisti si dicono soddisfatti dalla riforma. Gli esperti di contenzioso esprimono preoccupazione soprattutto per i meccanismi introdotti dalla riforma che non assicurerebbero l’uniformità delle decisioni dei giudici nell’ambito della gestione dei creditori. Gli effetti del nuovo corso si potranno però valutare solo tra alcuni mesi. Allo stato attuale sul fronte ristrutturazioni del debito, invece, gli studi segnalano un certo dinamismo delle ristrutturazioni. Soprattutto rispetto alle operazioni derivanti dal rifinanziamento dei piani che non hanno raggiunto le performance attese, i cosiddetti secondi o terzi giri di finanziamento. Tuttavia, gli stessi attori sono concordi nel rilevare un calo nell’avvio di nuove procedure.

Oltre le semplici ristrutturazioni, grazie alla ripresa dell’M& a, cresce l’interesse da parte degli investitori, sia nazionali che esteri, che ha portato a un incremento delle operazioni di acquisition condotte nel contesto del turnaround delle aziende in crisi. Meno numerose le operazioni di large corporate restructuring anche se durante il biennio 2016-2017 hanno tenuto banco le vicende Ilva – i cui asset, dopo l’offerta da 1,8 miliardi più ulteriori 2,5 di investimenti, sono andati alla cordata Am Investco – e Alitalia per la quale sono ancora al lavoro i commissari straordinari. Nei prossimi mesi si attende l’evoluzione del caso Atac, per la quale sembra essere stata presa la strada del concordato preventivo. Un’ulteriore novità è, infine, rappresentata dal crescente numero di operazioni sui crediti non performing, in riferimento a portafogli e single names, che ha richiesto agli studi un approccio maggiormente interdisciplinare con i team operanti in ambito securitization e bancario.


Gli studi legali
La crescente richiesta di assistenza nata dal fermento in ambito Npl ha richiesto agli studi di rivedere la propria offerta. Uno sviluppo che non si è però tradotto nella ricerca di nuova forza lavoro all’interno delle strutture legali ma in una modifica sul fronte organizzativo. Gli studi hanno, infatti, adottato un cambio di prospettiva volto a una maggiore complementarietà tra i professionisti del restructuring con i dipartimenti di banking e capital markets. Questa convergenza, possibile solo per le realtà più strutturate e con una forte attività bancaria, è forse uno dei pochi differenziatori in ambito dei servizi forniti dagli studi. Il settore, una volta nettamente diviso tra operatori orientati solo sui grandi mandati e altri esclusivamente attivi in ambito mid market, è adesso meno selettivo sulla tipologia di operazione. Basta paragonare l’attuale classifica con l’edizione 2014 per cui era ancora possibile suddividere il mercato in due principali segmentazioni. I grandi studi, fatta eccezione per alcuni operatori come Cleary Gottlieb, ora insidiano anche il mercato delle Pmi, soprattutto se l’assistenza è rivolta al ceto bancario. L’evento che nel 2017, oltre ad aver inciso sul panorama complessivo degli studi legali italiani, ha influito in particolar modo sul comparto restructuring è stata la scissione di Lombardi Molinari Segni. Una divisione che ha determinato il frazionamento delle forze di una struttura con la quale pochi altri studi erano in grado di confrontarsi. La fine del sodalizio ultradecennale tra Giuseppe LombardiUgo Molinari ha comportato la creazione di un nuovo protagonista con l’avvio dello studio Molinari. Tra i lateral di rilievo si segnala quello operato dallo studio guidato da Carlo Alberto Giovanardi, che con l’ingresso del litigator Paolo Pototschnig, proveniente da Legance, ha assunto la denominazione Giovanardi Pototschnig. Con questo arrivo, lo studio completa una squadra strutturata per le ristrutturazioni e il fallimentare societario che si era già ampliata nel 2014 con l’arrivo di Valeria Mazzoletti da d’Urso Gatti e Bianchi - oggi Gatti Pavesi Bianchi -. Altri due studi, Ashurst e Carnelutti, sono tornati a puntare sul settore restructuring con investimenti alle proprie strutture. I risultati non possono ancora essere valutati, ma le prospettive di crescita ci sono tutte. Ashurst grazie a due lateral da Paul Hastings ha sostanzialmente rifondato la practice di restructuring. Dapprima con l’arrivo del socio Paolo Manganelli, a cui è stato affidato il dipartimento, seguito a stretto giro dalla counsel Annalisa Santini. Nel computo finale va infine considerato anche Mario Lisanti, nuovo head of banking giunto da Norton Rose Fulbright. Carnelutti, dopo aver integrato lo studio del commercialista Mile Perris, specializzato nella consulenza nell’ambito delle ristrutturazioni aziendali e delle operazioni straordinarie, ha annunciato l’arrivo da Lombardi Segni di Christian Patelmo, attivo sia nel litigation che nelle procedure di ristrutturazione. In uscita si registra però la tegola di Marco Lantelme, già a capo delle aree banking e capital markets ma attivo anche in ambito restructuring, che dopo otto anni da partner ha lasciato lo studio alla volta di Bsva.

 

L'articolo è stato pubblicato sul numero di febbraio-marzo di TopLegal Review.  

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