Non sarà più Caput mundi, ma Roma rimane il centro della vita politica e istituzionale italiana. Dove risiedono il governo, le istituzioni centrali dello Stato e gli organismi dirigenti dell'economia. È anche per questo che ciò che avviene sulla scena romana – nel bene o nel male – è osservato con interesse da chi vive oltre i confini della capitale. Non fa eccezione il mercato legale. A Roma c’è chi viene e c’è chi va. Negli ultimi mesi hanno chiuso gli uffici romani Simmons & Simmons e Norton Rose Fulbright; mentre hanno aperto una sede capitolina Curtis Mallet-Prévost Colt & Mosle e Gattai Minoli Agostinelli.
Ma a Roma c’è anche chi è profondamente legato. Chi ha dimostrato grande capacità di resistenza, adattamento e talora mimetismo. E chi da Roma intende farsi promotore di istanze di cambiamento.
È in questo contesto che, nel 2013, all’interno del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, è stato costituito un Progetto dedicato agli studi associati (strutturati o, comunque, organizzati), di cui a oggi fanno parte 24 studi con sede a Roma, molti dei quali dotati di uffici anche a Milano. Nell’elenco degli studi aderenti compaiono nomi di insegne nazionali e internazionali. E non mancano naturalmente insegne fortemente radicate alla capitale, per matrice o per tipologia di business.
L’obiettivo dell’iniziativa, così come raccontato a TopLegal da uno dei promotori più attivi, Damiano Lipani, è affermare una visione della professione non soltanto come attività individuale del singolo avvocato, ma soprattutto nel suo sviluppo futuro, come attività svolta in forma associata, «attraverso un’organizzazione complessa formata da professionisti riuniti, che costituiscono una comunità di scopo e possono rappresentare un importante elemento del sistema produttivo nazionale».
È proprio con questa finalità che nel 2015 i rappresentanti del Progetto studi associati hanno iniziato a partecipare ai lavori di una specifica Commissione della Cassa Forense alla quale sono stati proposti alcuni interventi di riforma. Inoltre, a fine 2015, hanno avviato un confronto con il Consiglio Nazionale Forense, culminato a metà dicembre con un incontro con il presidente del Cnf, Andrea Mascherin.
Al vaglio anche ipotesi “forti” quali l’istituzione di un Registro delle imprese professionali, ovvero la facoltà, che potrebbe tendere all’obbligatorietà, per studi di certe dimensioni di predisporre e pubblicare un bilancio d’esercizio o, comunque, di adottare sistemi contabili trasparenti.
L'approfondimento sui dettagli del progetto, sugli studi aderenti e su tutte le proposte avanzate è contenuto all'interno del nuovo numero di TopLegal Review.
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