Nominare subito il nuovo presidente del Consiglio di Stato e i dieci consiglieri vacanti di nomina governativa. Avviare il processo amministrativo digitale. Ridurre i costi del contributo unificato appalti. Sono tre delle richieste avanzate dagli amministrativisti in una lettera aperta al presidente del consiglio, Matteo Renzi, per chiedere al governo di mettere al più presto all’ordine del giorno la riforma della giustizia amministrativa.
“Anche noi avvocati riconosciamo alcune criticità importanti, come le sacche di arretrato, l’uso talvolta non equilibrato dei poteri cautelari, gli incarichi esterni”, spiega Umberto Fantigrossi, presidente dell’Unione nazionale avvocati amministrativisti, che rappresenta 2.500 professionisti della giustizia amministrativa, “tocca però adesso principalmente al governo intervenire affinché il sistema venga migliorato, in particolare nel rendere giustizia in tempi rapidi e in tutti i settori della vita economica e sociale”.
I punti su cui gli avvocati amministrativisti chiedono un intervento non più dilazionabile sono i seguenti: la rapida nomina del nuovo presidente del Consiglio di Stato (l’attuale presidente, Giorgio Giovannini, si è dimesso tre mesi prima della scadenza del mandato, all’inizio di settembre, proprio in polemica per le carenze di organico della giustizia amministrativa); la scelta dei dieci consiglieri di Stato di nomina governativa, i cui posti sono ormai vacanti da mesi; la copertura dei ruoli vacanti dei magistrati e del personale amministrativo; per i primi la situazione è tale da bloccare in pratica la formazione dei collegi e quindi il calendario delle udienze, mancando quasi la metà dei consiglieri di stato (38 su 80) e oltre un terzo dei magistrati dei Tar (oltre 100 sul totale di 260); l’istituzionalizzazione della partecipazione degli avvocati alle scelte gestionali sul sistema giustizia; l’avvio immediato della sperimentazione del processo amministrativo digitale.
A queste richieste si aggiunge la radicale revisione delle tariffe del contributo unificato, “perché l’accesso alla giustizia non può essere un privilegio di pochi”, scrive Fantigrossi, spiegando che i costi oggi rendono antieconomico il ricorso per tutte le gare di valore inferiore ai 2-300 mila euro, “per un valore stimabile in 100 milioni di euro l’anno di spesa pubblica fuori controllo”.
Lettera aperta