È cominciato il processo di fronte alla nona sezione del tribunale civile di Roma tra Eni, sei delle maggiori compagnie aeree italiane, e - in via incidentate - nove società di gestione degli aeroporti in materia di royalty dei carburanti. Una partita di sicuro rilievo per gli attori in scena visto che nel dibattimento sono schierati una ventina tra i migliori avvocati italiani di diritto amministrativo e aviation.
I vettori sono infatti assistiti da Marcello Clarich (nella foto), Giuliano Fonderico e Valentina Gavioli (Ailitalia), Laura Pierallini (Eurofly), Fabrizio Criscuolo (AirOne), Romolo Persiani e Antonio Rizzo (Meridiana), Gianluigi Villaschi e Alessandro Trani (Neos), Edoardo Vinci e Manuela Venezia (Livingston). Mentre dal lato dei gestori si sono visti Vittorio Provera, Francesco Autelitano e Paolo Zucchinali (Sea di Milano), Luca Leone e Paola Conio (Adr di Roma), Angelo Piazza e Valentina Lener (Save di Venezia e Seap di Bari), Guido Francesco Romanelli e Maurizio Riguzzi (aeroporti di Brescia, Genova e Verona). Il ricorrente Eni invece è assistito da Giuseppe Niccolini.
Tutti gli avvocati guidano studi monomarca o associazioni che portano il loro cognome (tipo Cannata Pierallini, Criscuolo & Associati, Persiani Rizzo, Gatti Villaschie Vinci & partners) fatta eccezione per Clarich e il suo gruppo che sono avvocati di Freshfields, e per Provera, Autelitano e Zucchinali che appartengono allo studio Trifirò.
Oggetto del contendere è la tassa sul carburante venduto alle compagnie all’interno degli scali italiani. Queste cosiddette royalty sono dei diritti che il gestore dell’aeroporto inserisce tra i vari costi di gestione. Le royalty venivano girate ai distributori che a loro volta le aggiungevano al carburante nella fattura emessa alle compagnie.
Dopo un decennio di royalty pagate, nel 2005 una legge nazionale scritta su indicazione di una direttiva Ue vieta alle società aeroportuali di chiedere “costi non effettivamente connessi al servizio di gestione”. I gestori però non hanno smesso di addebitarle ai distributori di carburanti, i quali a loro volta fanno sapere che intendono pagarle solo se possono “girarle” alle compagnie. Da qui la citazione in giudizio di Eni contro le compagnie che dopo la legge del 2005 non solo hanno smesso di pagare le royalty ma chiedono addirittura il risarcimento per i dieci anni in cui le hanno pagate. La prossima udienza di questa avvincente diatriba è attesa per novembre prossimo.
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