Saccucci, con il name partner Andrea Saccucci (in foto), ha ottenuto dalla corte europea dei diritti dell'uomo un importante risultato sul ricorso n. 54264/15, Lina Ambrogi Melle e altri c. Italia.
La corte infatti – con la sentenza del 24 gennaio 2019 − ha accertato l'avvenuta violazione da parte dell'Italia dell’art. 8 (“diritto al rispetto della vita privata e familiare”) e dell’art. 13 (“diritto a un rimedio effettivo”) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), in quanto le autorità italiane hanno omesso di adottare le misure necessarie, rispettivamente, a tutelare la salute dei cittadini dagli effetti pregiudizievoli delle emissioni nocive del siderurgico e a predisporre rimedi effettivi per ottenere la bonifica dell’area coinvolta dall’inquinamento.
La Corte ha rilevato che le autorità nazionali non hanno adottato misure efficaci volte a ridurre l’inquinamento, ed anzi hanno rimandato l’esecuzione del piano ambientale − tuttora inattuato − al 2023. In particolare, il governo italiano è intervenuto a più riprese – attraverso i c.d. decreti “salva-Ilva” – al fine di consentire la prosecuzione dell’attività dell’acciaieria, anche in spregio delle decisioni della magistratura, e ha persino garantito l’immunità dalla giurisdizione penale e amministrativa ai commissari straordinari e ai futuri acquirenti o affittuari dell’Ilva.
La Corte europea, da ultimo, ha sottolineato l’urgenza di adottare misure specifiche per dare esecuzione al piano di risanamento ambientale approvato dalle autorità nazionali al fine di salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini.
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