Il passaggio da una società americana a una asiatica richiede l’adeguamento a consuetudini lavorative e culturali totalmente diverse. Lo sa bene Paola Brovelli (in foto), approdata in Samsung Italia nel 2009 come responsabile dell’ufficio legale, dopo un’esperienza decennale all’interno dell’ufficio legale di Ibm Italia. In un'intervista pubblicata su TopLegal Review n.6 ottobre/novembre 2018, Brovelli ha raccontato cosa ha comportato lasciare la comfort zone costruita in Ibm per soddisfare gli obiettivi del management coreano e quale equilibrio è stato trovato tra le aspettative del gruppo internazionale e le prassi del mercato italiano. Un percorso sfidante, a partire dal colloquio di selezione con cui avrebbe poi convinto i proprietari coreani che era lei il manager con la giusta visione per l’impresa. E le sfide anche per il futuro non mancano: il colosso coreano, che in Italia ha un giro d’affari da tre miliardi di euro, prevede di investire 161 miliardi di dollari nei prossimi tre anni per aumentare la capacità di produrre chip di memoria, reti wireless di quinta generazione (5G), display e biofarmaci. E altri 22 miliardi saranno spesi nella ricerca sull’intelligenza artificiale e le vetture a guida autonoma. Tutti “mega trend”, come li definisce la stessa Brovelli, che impatteranno non solo sulle vite dei consumatori, ma cambieranno anche alcune logiche legali legate all’interazione dei dispositivi e la condivisione dei dati.
Come nasce la direzione legale di Samsung in Italia?
La direzione legale, così come strutturata oggi, inizia a prendere forma con il mio arrivo, nel 2009. La crescita esponenziale del business di Samsung in Italia aveva reso necessaria una ridefinizione dell’assetto della direzione legale, molto più articolata e vicina alle divisioni commerciali. Durante le varie interviste che ho affrontato in sede di selezione (con manager italiani e coreani) ho dovuto illustrare come intendevo ri-strutturare la direzione legale, quali strategie avrei applicato per ampliare la cultura della consulenza legale in azienda, come avrei interagito con le altre funzioni aziendali e quali sarebbero state le aree su cui mi sarei dovuta concentrare maggiormente.
Quali erano più precisamente gli obiettivi?
Si voleva che il legale fosse più integrato nelle funzioni aziendali in modo che le stesse, soprattutto quelle di marketing e di vendita, vedessero il legale come un “partner” che potesse fornire valore aggiunto e che fosse coinvolto nei vari progetti sin dall’inizio. Quindi, a ciascuna direzione commerciale è stato affiancato un avvocato di riferimento. Le nostre direzioni commerciali sono principalmente quattro – Telefonia, It, Audio-Video e Home appliances (elettrodomestici) – oltre a una quinta meno conosciuta, il medicale. L’obiettivo era quello di creare dei team di lavoro congiunti, “contaminando” il legale con il business e viceversa.
Come è strutturata oggi la direzione legale?
Esattamente come da obiettivi, abbiamo una risorsa per ogni divisione e tutte riportano a me in quanto responsabile degli affari legali. Inoltre, abbiamo una risorsa interamente dedicata alla data privacy.
Quali sono state le sfide da affrontare come direzione italiana all’interno di un gruppo coreano?
All’inizio, sicuramente il passaggio più sfidante è stato il superamento di alcune differenze culturali. C’è stato bisogno di un’opera di intermediazione culturale per potersi relazionare al meglio con colleghi e superiori coreani. Infatti, nella nostra subsidiary vi erano e vi sono tuttora molti coreani, soprattutto in ruoli apicali. Quindi ho dovuto adattarmi al modo diverso di rapportarmi e, soprattutto, di lavorare: estremamente veloce, efficiente e, in modo quasi maniacale, focalizzato all’obiettivo.
Quindi, si può dire che sia stato un tema più culturale? O c’è anche un tema di organizzazione e svolgimento del lavoro?
Direi che i due aspetti a volte si sovrappongono. Si tratta senz’altro di un aspetto culturale, ma le ripercussioni in termini di organizzazione sono innegabili. Per fare un esempio, basti pensare al rispetto delle gerarchie e dell’anzianità di servizio, che nella cultura coreana è fondamentale; mentre nel mondo anglosassone (dal quale provenivo) si ha un modo di relazionarsi più diretto e informale. Nella cultura coreana, invece, la relazione è permeata di concetti o conclusioni da lasciar intendere.
Quale equilibrio è stato trovato tra le aspettative del gruppo internazionale e le logiche del mercato locale?
Una volta capite le diverse esigenze culturali, cosa che si è rivelata anche molto interessante, l’equilibrio è stato facilmente trovato perché Samsung prima che essere un’azienda coreana è un’azienda multinazionale e, come tale, ne segue le stesse logiche di business. Samsung in Italia ha un fatturato in crescita da anni e opera con la massima attenzione alle normative e regolamenti locali ed europei, con un grande rispetto del consumatore.
Entrando nello specifico del mercato legale, quali sono le regole di ingaggio dei consulenti esterni?
Sui grandi progetti utilizziamo il beauty contest. L’ultimo esempio è stata la gara gestita dall’headquarter europeo di Londra per l’affidamento a livello europeo dell’implementazione del Gdpr, il regolamento generale sulla protezione dei dati. A livello locale, invece, per l’attività più routinaria e quotidiana c’è autonomia e spetta al direttore legale della subsidiary decidere come affidare il mandato. Personalmente, soprattutto per settori specifici o per casi particolari, scelgo sempre la via del beauty contest, mettendo a gara non più di tre o quattro insegne, di concerto con la nostra funzione procurement.
Quali prevede saranno le sfide del futuro per la vostra direzione?
Credo che per il business sarà sempre più importante focalizzarsi sul consumatore, soprattutto nel settore telefonia ma non solo. Ci sono “mega trend” che impatteranno le vite dei consumatori, come il 5G, l’intelligenza artificiale e l’Internet delle cose. E di conseguenza cambieranno alcune logiche legali legate anche all’interazione dei dispositivi e la condivisione dei dati. Alla direzione legale, quindi, sarà chiesto di guardare attentamente a questa trasformazione digitale, dove non sempre le normative sono al passo con l’evoluzione della tecnologia e quindi anticipare anche possibili problematiche. Oltre ad affiancare il marketing per iniziative promozionali o di vendita sempre più innovative.