La Fondazione che controlla il San Raffaele ha tempo fino a questa notte alle 24 per sancire il formale passaggio del gruppo ospedaliero fondato da Don Verzé al gruppo san Donato di Giuseppe Rotelli. A quell’ora, infatti, scadrà l’irrevocabilità dell’offerta con la quale quest’ultimo, assistito dal legale di fiducia (da trent’anni) Giuseppe Lombardi, dello studio Lombardi Molinari e associati, è riuscito a chiudere la partita. Una proposta, quella dell’ultimo rilancio del 5 gennaio, da 405 milioni di euro che consentirà ai creditori un rientro pari al 70% del debito. E che ha definitivamente spiazzato la cordata composta dallo Ior (seguito da Michele Briamonte, dello studio Grande Stevens) e Malacalza (assistita da Andrea Manzitti e Gianpiero Succi dello studio Bonelli Erede Pappalardo). La quale aveva tempo fino a ieri alle 12 per ribattere con una propria offerta. Che, viceversa, non è arrivata.
Fonti legali vicine al dossier spiegano che adesso si tratterà di tenere gli occhi aperti su quanto verrà effettivamente conferito alla newco oggetto dell’offerta di Rotelli. Conferimento che rientra nella procedura di necessaria omologazione del Tribunale al concordato.
Due i punti chiave, a giudizio degli esperti, per la vittoria del gruppo San Donato: il fattore Tribunale e il fattore tempo. Sono stati i giudici fallimentari, infatti, a trovare «un equilibrio tra la necessità di salvataggio del San Raffaele e l’esigenza di rispettare le regole della trasparenza e della concorrenza». In occasione dell’ammissione al concordato, nei mesi scorsi, imposero alla Fondazione di risolvere il «potenziale conflitto di interessi» della cessione alla cordata Ior-Malacanlza, in quanto questi (acquirenti) erano rappresentati nel cda della Fondazione (venditrice). La strada per risolvere il conflitto potenziale era aprirsi al mercato, e quindi ottenere altre offerte. Da qui il rientro in gioco di San Donato (che aveva avanzato una proposta nella precedente fase del salvataggio) con un consistente rilancio rispetto ai 250 milioni messi sul piatto da Ior-Malacalza lo scorso ottobre. Il tutto, in corsa contro il cronometro. Il tempo, infatti, è stato l’arbitro di questa fase finale. La Fondazione ha messo a disposizione «pochi documenti, solo quelli che ha ritenuto di consegnare, e unicamente lo scorso 3 dicembre». Su quelli è stata imbastita, in prossimità del Natale, una prima offerta a 305 milioni presentata il 31 dicembre. Poi in cinque giorni di confronto con le banche, si è riusciti ad alzarla (con tanto di fideiussioni) a 405 milioni. La fine dei giochi per la cordata targata Vaticano.
(Notizia integrata l'11 gennaio alle ore 19.00)
Nella complessa operazione Velca è stata assistita dall’avv. Giuseppe Lombardi, name partner dello Studio Lombardi Molinari e Associati, coadiuvato dal partner avvocato Stefano Nanni Costa e dal professor PierDanilo Beltrami, mentre la Fondazione è stata seguita dagli avvocati Franco Gianni, Alessandra Giovetti e Gabriella Covino dello Studio Gianni Origoni Grippo e Partners.
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