Colpo di scena nella battaglia legale di Federconsorzi. La vicenda riguarda la ripetizione dei crediti a essa spettanti verso lo Stato per la gestione degli ammassi dei prodotti agricoli effettuata – anche facendo massiccio ricorso al credito - a partire dal dopoguerra.
Ma è recentissima la notizia che la controversia, conclusa, apparentemente nel 2010, con la pronuncia della seconda sezione della Corte d’Appello di Roma, è stata riaperta e ribaltata dal Ministero dell’Agricoltura.
Il Ministero, infatti, difeso dall’Avvocatura Generale dello Stato, ha impugnato la sentenza, della Corte d’Appello del 2010, contestando le modalità di calcolo degli interessi stabilita dai giudici romani, e chiedendo l’annullamento con rinvio della sentenza impugnata affinchè si ridetermini in realtà l’intero importo dovuto dallo Stato, la cui titolarità peraltro potrebbe essere oggetto di rivendicazione anche da parte del commissario liquidatore della Fedit.
A difesa dei propri interessi dinanzi ai giudici della Suprema Corte il liquidatore, professor Luigi Farenga, ha schierato gli avvocati Giuseppe Niccolini e Daniele U. Santosuosso (in foto).
Il processo di ricostituzione della rete dei Consorzi agrari, avviato un po' in sordina circa tre anni fa sotto la regìa della Coldiretti, ha ridato corpo alla struttura per riattribuire alla Fedit, ancora in procedura concorsuale, un ruolo di prima linea nel sistema agroalimentare made in Italy. Anche perchè il percorso giudiziario iniziato nel lontano agosto del 1992 si riteneva concluso alla fine del 2010, quando la seconda sezione della Corte d’Appello di Roma (presieduta dal dott. Giovanni Deodato) aveva accertato l’esistenza del credito nei confronti dell’Amministrazione per un ammontare pari, all’incirca, a un miliardo di vecchie lire, fissando altresì la rivalutazione del debito al tasso ufficiale di sconto maggiorato di 4,40 punti percentuali e con capitalizzazione semestrale. Per un totale di circa 900 milioni, ma in questo caso di euro.