Il dado è tratto: Roberto Cappelli lascia Grimaldi per Gianni Origoni Grippo & partners, che dall’1 dicembre diventerà Gianni Origoni Grippo Cappelli & partners. Dunque, vengono confermate le indiscrezioni che parlavano di un progressivo avvicinamento tra le parti. Anche se, per trovare la quadratura, è stato necessario un mese di trattative, evidentemente ruotate attorno all’inserimento del nome del nuovo socio nella sigla aziendale, che era immutata dal 1988.
Si tratta di più di un nuovo e significativo lateral hire nell’area Corporate. L’anno ha già confermato il trend evidenziato dal Centro Studi TopLegal ad inizio 2011, che vedeva il 62% degli intervistati manifestare l’intenzione di reclutare nuovi professionisti in questa practice. In questo caso, tuttavia, non si parla semplicemente di un professionista, ma di uno dei pochi rainmaker italiani. Un “uomo della pioggia” in grado di fungere da polo attrattivo per altri talentuosi legali. Di spostare, insomma, gli equilibri sia nello studio di partenza sia in quello di arrivo.
L’ultimo passaggio altrettanto significativo risale al 2004, quando Roberto Casati lasciò Allen & Overy per Cleary Gottlieb. Per giunta, in quel caso Casati portò sì i suoi mandati, ma, in accordo con le logiche del mercato legale inglese, non ebbe l’opportunità di inserire il nome nella targa dello studio. Cosa che, appunto, Cappelli ha ottenuto nel passaggio di squadra, evidenziando la matrice tipicamente italiana dell’accordo. Quanto questa italianità si rivelerà anche nella creazione di aree impermeabili di potere interne a Gianni sarà una variabile importante da verificare. Con il nuovo ingresso, lo studio dovrà necessariamente misurarsi con nuovi equilibri e gestire un’importante figura di riferimento che si affiancherà a Gianni. Un momento decisivo, quindi, per testare la tenuta della cultura interna di una firm che deve fare i conti con il cambio generazionale.
Di certo Cappelli porta con sé una dote ingombrante quanto importante. Tra i clienti d’oro dell’avvocato romano, spicca indubbiamente Unicredit, banca che peraltro si trova in un momento decisivo in quanto si prepara ad affrontare un’operazione di ricapitalizzazione da – si dice – almeno 5 miliardi. Gli ulteriori aumenti di capitale in arrivo nel mondo bancario italiano, inoltre, potrebbero rivelarsi una sorta di compensazione alla netta frenata delle operazioni di fusione e acquisizione.
Un ingresso importante, quindi, per Gianni Origoni Grippo & partners, che ne rivela la rinnovata forza attrattiva e che sposta l’asse Roma-Milano dello studio nella direzione capitolina, trend in linea con le mosse di altre firme, tanto italiane (si veda da ultima l’apertura di Grande Stevens a Roma, come anticipato da TopLegal.it lo scorso 2 novembre) quanto internazionali (i quattro lateral hire messi a segno da Ashurst tra marzo ed aprile per aprire a Roma con 15 avvocati).
A dover cercare nuovi equilibri sarà anche Grimaldi che, con l’uscita di Cappelli, perde la mano destra del fondatore, Vittorio Grimaldi, lasciando i rimanenti soci di riferimento – Valerio di Gravio, Francesco Novelli e Francesco Sciaudone – con un dipartimento Corporate e una leadership da ricostruire. L’effetto distacco sarà strutturale. Per Grimaldi si tratta di aprire necessariamente una nuova era, valutando riassetti e riposizionamenti. Non è un caso che fonti interne allo studio parlino di importanti ingressi, ma soprattutto di un possibile progetto di fusione.
Oltre la crescita, lo studio vorrebbe dotarsi di una nuova organizzazione interna e una struttura di governance che coinvolga tutti i soci. E qui si torna sul tema della cultura interna, appunto, con cui ogni piano di ristrutturazione deve necessariamente misurarsi. Del resto, non è detto che la separazione da Cappelli debba coincidere con un declino. La firm aveva in squadra un fuoriclasse della practice Corporate. Mantenere il legame avrebbe imposto restare vincolati anche nel prossimo futuro a un comparto con prospettive di sviluppo complesse. Ora, il peso della scommessa è passato a Gianni.
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