La stretta creditizia colpisce anche i grandi studi legali inglesi. È quanto fanno sapere al settimanale Legal Week fonti della BDO Stoy Haywar, società di auditing. Sebbene storicamente gli studi legali sono stati una “buona scommessa” per le banche, ora gli istituti di credito sono diventati più cauti nella concessione dei prestiti. La conseguenza è che invece di prestare i soldi alle limited liability partnerships (Llp, le società in cui sono costituiti gli studi inglesi), preferiscono prestarli direttamente ai soci.
La ragione è semplice: mentre le Llp garantiscono solo con gli asset societari, gli individui rispondono della mancata restituzione del denaro con tutti i loro beni e le loro proprietà.
Di conseguenza le law firm chiedono ai loro soci equity, che in questo momento sono più facilitati ad ottenere prestiti bancari, di versare nuovo capitale nelle casse dello studio per rafforzare la propria posizione finanziaria.
Non a caso, nelle scorse settimane Clifford Chance, prima, e Allen&Overy, dopo, hanno chiesto ai propri soci di immettere nuovo capitale nelle casse dello studio.
Intanto, c'è chi prova anche a esplorare soluzioni alternative. Lo
studio legale Halliwells, per ottenere un importante prestito bancario
(circa 20 milioni di sterline) sarebbe ricorso all'emissione di
un'obbligazione garantita da ipoteca su tutti gli asset dello studio.
Va detto che il bisogno di liquidi da parte delle grandi strutture legali internazionali sembra essere in costante crescita. Infatti, secondo uno studio (interno) di Barclays, tra gennaio 2008 e gennaio 2009, i prestiti concessi dal sistema bancario alle law firm sono più che raddoppiati rispetto a quelli accordati ad altre categorie di società che forniscono servizi professionali.
Nessuno ha il coraggio di dirlo: ma se la prossima Lehman fosse una law firm?
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