Milano ha l'avvocato che promette più aria pulita, più spostamenti facili, più cultura: Giuliano Pisapia (intervistato da TopLegal prima della sua vittoria alle primarie, vedi link in basso), diretto antagonista di Letizia Moratti. Torino risponde con il suo primo avvocato d'affari: Alberto Musy, 40 anni, docente di diritto privaro comparato. Il suo programma elettorale è una vera e propria due diligence su Torino, che ha unito per la prima volta il Terzo Polo, formato dal Fli di Gianfranco Fini, l'Udc di Pier Ferdinando Casini e l'Api di Francesco Rutelli. Il candidato del Nuovo Polo, che sfiderà il più famoso Piero Fassino e il giovane del Pdl, Michele Coppola, è stato in realtà preceduto nel 1987 da Maria Magnani Noya, socialista e avvocato, ma più impegnata in politica che nella professione, essendo stata deputato per oltre tre legislature.
Dopo di lei, il principe del foro torinese, Guido Brosio, è arrivato a diventare vicesindaco con l'amministrazione di Valentino Castellani (centrosinistra). Mentre è rimasto sempre dietro le quinte dell'amministrazione Chiamparino, Angelo Benessia, decano degli avvocati torinesi, al pari di Franzo Grande Stevens e presidente dalla Compagnia di San Paolo.
Alberto Musy, invece, come ha dichiarato lo stesso Casini, «è il nostro Luca Cordero di Montezemolo. È un uomo che certo non aveva bisogno di candidarsi. Poteva restare in cantina godendo del suo prestigio personale». TopLegal lo ha chiesto al candidato in persona, chi gliel'ha fatto fare, e lui ha risposto con garbo ed equilibrismo sabaudo: «Ho accettato la sfida della candidatura nella convinzione che la società civile debba impegnarsi direttamente e non limitarsi a osservare e criticare. Sono un non politico che crede che la politica debba essere un’esperienza di formazione e impegno fondamentale per ciascun cittadino. L’idea che mi ha guidato non è quella di scendere in campo, ma di salire in politica».
Punti di forza e di debolezza rispetto agli avversari? «Credo nella politica del fare e non dell’attacco personale. Fassino è un politico preparato e di lunga esperienza, Coppola un giovane con ottime capacità comunicative». E, infine al professionista, docente di diritto comparato e founding partner di uno studio che si sta facendo molta strada tra i principali canali economici della città, abbiamo chiesto se, qualora dovesse essere eletto, rinuncerà ai suoi mandati professionali. Risponde: «Ci sono delle situazioni in cui ho già misurato un conflitto di interesse per il quale non mi sottrarrò dal rinunciare al mandato».
Programma elettorale alla mano, però, sicuramente il professor Musy sembra fare un'analisi dettagliata della situazione economica torinese. Una due diligence, appunto, proprio come farebbe per un'azienda alla quale presta consulenza, che divide in settori, ognuno dei quali introdotto con proverbi popolari (come il detto “quando c'è debito, la fodera mangia il diritto”, riferito al debito della città, che è pari a 5.770 euro per abitante, tra i più alti in Italia). Nelle sue 25 pagine di programma, Musy spinge all'impegno anche gli elettori, senza usare messaggi populisti, ma andando al cuore dei problemi, con soluzioni talvolta impopolari (“l'aggiornamento del piano volumi zero, per una città più densa e più alta”, tradotto: costruire grattacieli in cambio di più zone verdi).
Sintetizza Musy alcuni punti della sua politica: «La priorità è legata al lavoro. Negli ultimi anni la rete delle imprese torinesi si è impoverita e a farne le spese sono stati soprattutto i giovani. Dobbiamo trovare gli strumenti per attrarre imprese e creare nuovo impiego. Dobbiamo quindi dare incentivi a chi investe e rendere più semplici le procedure burocratiche, oltre che potenziare i collegamenti tra Torino e gli altri grandi centri italiani ed europei. Organizzeremo una serie di workshop, aperti a tutti, sui temi che abbiamo individuato come fondamentali: oltre al lavoro, viabilità, sicurezza, ambiente, famiglia, cultura e riduzione del debito comunale».