Chiamati già da tempo a dimostrare una maggiore permeabilità alle sollecitazioni della domanda, gli studi legali più lungimiranti nel corso degli ultimi dodici mesi hanno cercato, sul fronte dei servizi, soluzioni più adeguate ai cambiamenti del mercato.
Tra i tentativi c’è quello di KStudio Associato, che ha sviluppato un progetto rivolto ai General counsel consistente in un pacchetto di servizi dedicati allo sviluppo del ruolo in house attraverso la partnership in problematiche come la gestione del rischio e l’internazionalizzazione. Nato come supporto all’audit italiano del network internazionale Kpmg, KStudio ha deciso di andare oltre la sua naturale vocazione all’auditing, alla ricerca di una dimensione prettamente italiana. Ha così analizzato le esigenze del mercato, collegate principalmente alla necessaria riorganizzazione dei gruppi nazionali e a un obbligatorio salto di efficienza chiesto a tutti i livelli di management aziendale. E ha messo il proprio know how, fatto di processi standardizzati derivanti dall’appartenenza a un network internazionale, al servizio delle direzioni affari legali. Un progetto il cui valore aggiunto non risiede tanto nella capacità tecnica (indispensabile quanto scontata), ma nella capacità di aiutare le direzioni affari legali a gestire progetti dando risposte veloci a problematiche complesse.
Analizzando le mosse compiute dagli studi nell’area dei servizi, si nota che la rimodulazione dell’offerta sta seguendo tre direttrici principali. Anzitutto, la trasversalità. Vale a dire un’offerta orizzontale e meno concentrata sulle singole practice e più sulle grandi tematiche del business, che punta alla condivisione del cliente all’interno dello studio. A questo, si aggiunge una maggiore attenzione verso servizi tagliati su misura non solo dei grandi clienti, ma anche delle piccole e medie imprese, che ha portato alcune insegne a differenziare la loro attività creando all’interno dello studio dei team dedicati all’analisi dei bisogni delle pmi. E, da ultimo, il tentativo di internazionalizzare la propria offerta.
La proposta di servizi più trasversali nasce da una doppia constatazione: lato domanda, i clienti cercano di ottimizzare tempi e risorse riducendo il numero di interlocutori; lato offerta, gli studi hanno compreso che sviluppare servizi sulla clientela già in portafoglio costa meno che trovare nuovi clienti. Ciò ha portato alcuni studi a ripensare la strutturazione interna dei dipartimenti, alla ricerca di soluzioni atte a migliorare il cross selling. Guardando alla fascia alta del mercato full service, Nctm, Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners e Bonelli Erede Pappalardo hanno creato focus team multidisciplinari, per industry e per prodotto, formati da professionisti con competenze diverse e una conoscenza relativa alle esigenze specifiche dei diversi settori. In Nctm, inoltre, si è puntato sulla messa in comune obbligatoria dei clienti attraverso la specializzazione al massimo su due aree di attività imposta ai soci, che li costringe a passare più lavoro ai colleghi, facendo in modo che i clienti abbiano un rapporto con lo studio e non con i singoli soci. Un’esigenza messa in luce più volte dagli stessi General counsel, stanchi di soggiacere alle logiche di portafoglio che regolano la partnership degli studi.
Offrire un approccio trasversale e tagliato sull’industry del cliente da solo non basta. Il mercato italiano esige anche maggiore attenzione alle pmi e all’internazionalizzazione. Si tratta di un mercato saturo, in cui i grandi clienti italiani sono sempre meno e permettono di generare margini sempre minori. Così, per mantenere un posizionamento e una redditività, alcuni studi hanno compreso l’importanza di lavorare con le pmi e di intercettare i mandati provenienti dagli investitori esteri.
Per anni considerato un target di seconda fascia, il mid market è stato posto al centro della rimodulazione di servizi anche da parte di protagonisti come Bonelli Erede Pappalardo, che quest’anno ha costituito una squadra dedicata alle medie imprese, composta da professionisti provenienti da aree di pratica diverse. Nctm, invece, ha realizzato un prodotto “chiavi in mano” per l’internazionalizzazione della piccola-media impresa italiana, che va dalla ricerca della società partner nel paese prescelto all’apertura della contabilità. Partendo dall’analisi dei bisogni di soggetti tipicamente meno avvezzi ad oltrepassare i confini nazionali, lo studio ha fatto leva sulla necessità di quella tipologia di clienti di trovare un unico interlocutore non solo per risolvere le questioni di natura legale, ma anche quelle legate alla parte commerciale e burocratica. Fornendo così un servizio a basso tasso di complessità, ma ad alto valore aggiunto.
Tra gli altri studi a muoversi vero le pmi, Gianni Origoni Grippo Cappelli e Tonucci hanno consolidato la loro presenza a Padova. Mentre R&p Legal, che già da tempo ha abbandonato la triangolazione Torino-Milano-Roma, in settembre ha annunciato la fusione con lo studio bergamasco Zonca Briolini Felli. Ma non ci sono solo gli studi full service. Trevisan & Cuonzo ha puntato su un nuovo progetto dedicato a supportare le start-up il quale, oltre a guidare gli ideatori di business meritevoli attraverso il quadro normativo, si occupa, e al pari di quanto detto per Nctm, di favorire gli incontri tra imprese virtuose e potenziali investitori. Spinti dalla crisi, che ha lasciato il mercato orfano di grandi deal, molti studi stanno, quindi, dimostrando di voler riconsiderare il loro approccio al mercato delle pmi.
Se gli avvocati d’affari partono in ritardo sul fronte pmi, ancora più profondo è il gap dell’offerta quando si tratta di catturare le opportunità legate ai flussi di capitale provenienti dall’estero. Infatti, analizzando le operazioni che hanno visto protagonisti gli investitori esteri nel corso del 2013 e del primo semestre 2014, si sta consolidando la predominanza degli advisor internazionali che stanno acquisendo il controllo sugli investimenti stranieri in Italia. Fatta eccezione per quegli studi italiani che portano nei geni la cultura e il modello di business internazionale o per quelli che già da anni puntano non unicamente sulla vicinanza ai vertici del potere istituzionale, driver tradizionale su cui si gioca la strategia concorrenziale italiana, quanto sulla creazione di una rete più internazionale. Sempre Gianni Origoni Grippo Cappelli nel corso degli ultimi mesi ha affiancato i fondi mediorientali in diverse operazioni, raccogliendo i frutti di un progetto che affonda le radici nel 2008 con l’espansione della consulenza oltreconfine. Così, mentre raccoglie i frutti della fondazione della sede di Abu Dhabi, lo studio nel 2014 ha aperto quella di Hong Kong.
Altro studio che, partendo da un’esperienza di internazionalizzazione del business di successo, ha deciso di tastare nuovi terreni è Tonucci. L’insegna, fin dagli anni Novanta presente in Albania e a partire dal 2000 in Romania, oltre a potenziare anche nel corso dell’ultimo anno gli uffici di Padova come avamposto strategico e ponte verso l’Est, si è mossa verso l’Africa attraverso l’integrazione di Spadafora De Rosa, realtà che già da qualche anno cerca un posizionamento nel Continente Nero. Questo in un momento in cui l’Africa, che ha l’oil & gas tra i suoi core business, è nel mirino degli investimenti da parte di insegne internazionali come Eversheds, Dla Piper, Hogan Lovells e Curtis Mallet-Prevost Colt e Mosle, il quale è riuscito a rendere l’Italia hub per la sua practice africana. Insegne che puntano ad aggiudicarsi affari in un momento in cui il settore energetico in Italia arranca e gli equilibri mondiali sono ormai spostati a sud del planisfero.
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