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SIMMONS PROMUOVE MARUFFI A SOCIO

Il numero di partner, dopo le uscite di Pingue e Franzini, risale a 15. Ma la situazione continua a essere ben diversa da quella di massima espansione dell'insegna. Il nuovo corso di Simmons è al centro di un approfondimento del numero di maggio di TopLegal

02-05-2013

SIMMONS PROMUOVE MARUFFI A SOCIO

Dopo l’annuncio delle uscite di Marco Franzini e Filippo Pingue, la sede italiana di Simmons & Simmons conta un partner in più. Nel giro internazionale di promozioni annuale, che ha fatto sette nuovi soci, figura Francesco Maruffi (in foto) dell'ufficio milanese dello studio. Maruffi, in Simmons & Simmons dal 2004, è specializzato in contenzioso finanziario al fianco di banche, società di gestione del risparmio e di intermediazione mobiliare, fondi di investimento e Sicav.  

Il numero di partner sale così a 15. Tutti partner equity. Un dato che è frutto della nuova policy globale dello studio, che a partire dall’1 maggio 2011 ha ristrutturato la partnership creando un’unica categoria di soci, gli equity. Con una conseguenza ben precisa, quella di far avanzare velocemente le nuove generazioni. Come ha spiegato lo studio a TopLegal in un approfondimento presente nel numero di maggio: «Ciascun socio è partner della firm internazionale e dell'associazione italiana: gli standard, le aspettative e le remunerazioni seguono le stesse regole sia in Italia che nel resto del mondo. Ciò aumenta il senso di appartenenza e di conseguenza anche l'apporto di ciascun socio allo studio». 

Se questo è un aspetto sicuramente positivo, soprattutto per tenere in casa i talenti più giovani («non vogliamo che i nostri associate possano pensare che l'unico modo di diventare soci sia quello di cambiare studio»), d’altro lato ha portato a una moltiplicazione delle fette di equity da spartire tra tutti i soci, con una potenziale riduzione del profit per partner. E nulla rischia di minare la cultura interna di uno studio più della stretta sugli utili. Che sia questo il motivo alla base delle scelte maturate da Pingue e Franzini è difficile a dirsi. Un’ipotesi, però, smentita dal managing partner Michele Citarella, che ha precisato: «Dal 2010 in poi la profitability dello studio italiano è aumentata molto più del fatturato».

L’eliminazione a livello globale di ogni categoria di partner diversa da quella di equity, insieme al cambio di management e di governance e al ridimensionamento della struttura e dei costi, sono i principali ingredienti della metamorfosi che, proprio a partire da luglio 2010, ha ridisegnato la fisionomia globale di Simmons & Simmons. Una metamorfosi che in Italia ha fatto doppiamente gioco perché ha segnato il definitivo passaggio di boa dopo un periodo di profonda crisi che, proprio nel 2010, ha travolto la law firm della City, innescando una fuga di professionisti e una riduzione sia dei compensi (del 15% per i salary partner e del 10% per i senior associate) sia del fatturato tale da rendere necessario un repentino cambio di governance. 

In effetti, i numeri italiani dell’insegna sono certo diversi dal momento di massima espansione nel 2008, quando gli uffici tricolore contavano 141 professionisti e 22 partner divisi tra le sedi di Milano, Roma e Padova. Oggi il numero si è più che dimezzato: si contano 62 professionisti e 15 partner divisi tra Roma e Milano. Quali saranno le conseguenze di questi cambiamenti non è cosa facile da prevedere. 

La versione integrale dell’articolo è disponibile su E-edicola.

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Simmons & Simmons MarcoFranzini, FilippoPingue, MicheleCitarella, FrancescoMaruffi


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