Professionisti

Studi e Ict: il 48% sono "periferici seduti"

Ancora ampia la fetta di studi poco reattivi all'alfabetizzazione digitale. Solo il 14% sono all'avanguardia. Ma le aspettative per il futuro sono positive: il 40% dei professionisti ha intenzione di investire in Ict

23-03-2016

Studi e Ict: il 48% sono "periferici seduti"

Nel 2015 cresce la digitalizzazione. Circa uno studio su tre in Italia si dimostra aperto al cambiamento del proprio ruolo grazie all'uso delle tecnologie digitali per il business, utilizzate per migliorare efficienza e produttività. Ma la maggior parte delle realtà (il 48%) appartengono ancora alla schiera dei “periferici seduti”, meno inclini all'alfabetizzazione digitale. Sono alcuni dei risultati della ricerca dell'Osservatorio Professionisti & Innovazione digitale della School of Management del Politecnico di Milano presentati questa settimana a Roma.

Secondo la ricerca, gli studi professionali italiani si ripartiscono in cinque cluster che mostrano comportamenti e sensibilità differenti nei confronti delle tecnologie. Il 14% sono “avanguardie strutturate”, quelli che per primi hanno creduto nella capacità delle tecnologie di creare valore, con un portafoglio di oltre 60 clienti, più di 60 mila euro di fatturato per addetto, servizi di consulenza superiori alla media, oltre il 28% di budget Ict dedicato a progetti innovativi e interesse alla formazione sui temi Ict.

L'11% sono “innovatori caotici”, con interesse e sensibilità verso le tecnologie, ma partiti in ritardo rispetto ai colleghi, per cui le scelte sono effettuate più in chiave tattica che strategica. Il 17% sono “benestanti ricettivi”; studi radicati nei territori con buoni indicatori di performance e dimensionali, che non hanno investito in tecnologia, ma manifestano interesse per la digitalizzazione.

Viene poi il 10% di “efficienti miopi,” studi con buoni indicatori di efficienza, ma redditività in calo, in cui il contesto favorevole non stimola interesse verso le tecnologie e che rischiano di diventare inadeguati alla futura domanda di servizi. Infine, il 48% sono “periferici seduti”, il cluster più numeroso, a testimonianza di un grado di alfabetizzazione digitale limitato per un’ampia fetta professionale: sono studi senza buoni indicatori economico-finanziari né reazione al cambiamento, che devono migliorare sia il modello organizzativo, sia quello di business per evitare il rischio emarginazione.

Oltre il 40% dei professionisti italiani ha però intenzione di realizzare investimenti in digitalizzazione, ritenuta uno strumento per lo sviluppo dello studio. In generale, le nuove tecnologie sono viste sempre più come un alleato nella ricerca dell’efficienza interna e dell’efficacia verso il mercato di riferimento: complessivamente gli oltre 150 mila studi professionali hanno speso più di 1,1 miliardi di euro per l'Ict, quasi il 50% in più rispetto alle previsioni dichiarate lo scorso anno.


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