Essere più competitivi sul mercato e cercare di attrarre e trattenere i talenti all’interno delle aziende. Sono questi alcuni dei temi principali attorno cui si è sviluppato il dibattito tra alcuni imprenditori italiani in occasione della tavola rotonda organizzata da Bdo Italia lo scorso 4 luglio a Palazzo Mezzanotte di Milano. Quale talento richiesto alle imprese nel futuro digitale? L’interrogativo su come affrontare i cambiamenti nell’era digitale è una priorità nell'agenda di moltissime imprese. E, considerando l’universo fluido e in continua evoluzione del digital, è opportuno fermarsi e chiedersi quale strada imboccare perché il talento del made in Italy possa cogliere tutte le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie.
Dotarsi semplicemente di un reparto digital non può certamente essere la soluzione a tutti i problemi all’interno di un’azienda, ma non prendere in considerazione i nuovi strumenti di comunicazione significa in molti casi perdere delle grosse opportunità. Eppure si nota ancora una certa diffidenza, o comunque timidezza, verso le tematiche del digitale, specie per quel tipo di aziende dallo stampo più tradizionalistico, che vent'anni fa non immaginavano di doversi dotare di un sito web o di un e-commerce, ad esempio, per non subire un drammatico calo delle vendite e per aprirsi a nuovi mercati.
“Si parla molto di quella che si configura come la quarta rivoluzione industriale, di come appare e dei potenziali che racchiude, ma poco si dice del fatto che la strada che conduce a questo traguardo è diversa da impresa a impresa. La costante è una sola: ogni azienda dovrà capire rapidamente gli impatti di questa trasformazione sul proprio mercato, sul business model, sulle competenze di cui necessita e conseguentemente sugli investimenti necessari, anche perché gli effetti delle misure prese oggi si vedranno solo nel medio termine”, commenta Lelio Bigogno, partner di Bdo. E prosegue: “Il pacchetto di misure per l’Industria 4.0, per esempio, è uno strumento che risponde in maniera adeguata alle necessità delle aziende verso la digitalizzazione, prova ne sia che si tratta di una misura che ha riscosso grande interesse tra gli imprenditori, anche in questo caso, tuttavia, occorre essere preparati e conoscere bene la normativa per evitare forme di applicazione non allineate alle disposizioni della legge”.
Secondo Roberto Villa, Manager of Research Ecosystem Ibm Italia, “la cultura digitale non si improvvisa, la cosa che le Pmi italiane possono fare è sperimentare. Grazie al digitale si possono fare tante sperimentazioni a costo bassissimo, seguendo l’esempio di tante start up statunitensi che non hanno grandi investimenti alle spalle. Il ritardo del digitale in Italia significa che stiamo perdendo molte opportunità, essere più competitivi sul mercato globale offrirebbe molte più opportunità per l’Italia e quindi anche nuovi posti di lavoro. La maggior parte delle persone, ad esempio, prima di fare un acquisto consulta uno o più siti web: ciò significa che non essere sul web equivale a perdere una grossa occasione”.
Francesco Guidara, Marketing Director di The Boston Consulting Group, invece, mette in guardia sul fatto che il digital non deve essere considerato come la soluzione a tutti i problemi esistenti all’interno di un’azienda, “molto spesso digitalizzarsi non basta”, commenta, riportando l’attenzione su altri temi che le aziende nostrane possono abbracciare per una strategia di crescita di successo, uno su tutti la diversity: “la diversity porta freschezza di ragionamento, creatività e premia sempre in azienda”.
Il segnale che sembra risuonare, e che fa ben sperare, è che l’azienda italiana è comunque forte e vitale, e si trovano elementi di eccellenza dal Nord al Sud dello stivale. Si tratta senz’altro di un segnale importante per leggere il percorso che l’imprenditoria nazionale sta intraprendendo, e gli imperativi da non ignorare restano per tutti gli stessi: sostenibilità e crescente rilevanza delle tecnologie digitali. Per coglierne le opportunità, il pacchetto di misure per l’Industria 4.0 può essere un valido strumento.