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Tariffa a consumo? Meno del 20%

Giuseppe Viola, Cfo di Damiani, racconta il cambiamento nelle modalità di remunerazione degli studi. E l'abbattimento delle parcelle.

22-05-2015

Tariffa a consumo? Meno del 20%

Ancora oggi parlando di “tariffazioni alternative” ci si riferisce a tutta quella serie di modalità di remunerazione che non contemplano la tariffa oraria, per decenni vero e proprio moloch per gli studi legali. E se invece a essere diventato alternativo oggi fosse proprio il billing orario? Questo interrogativo sarà al centro del prossimo TopLegal Summit dal titolo Tariffazioni alternative: opportunità o minaccia? che si terrà il prossimo 28 maggio presso la Sala Consiglio di Palazzo Turati, a Milano. Ma è quanto ci lascia già intendere Giuseppe Viola, Cfo e Coo di Damiani, storico marchio di gioielli, che con TopLegal ha stimato in non più del 20% la tariffazione “a consumo”. Il suo fabbisogno di consulenza esterna si sostanzia prevalentemente nella contrattualistica, nella protezione della proprietà intellettuale, nella finanza e nelle operazioni straordinarie. Attività per le quali nella stragrande maggioranza dei casi viene predeterminato con il professionista di riferimento un budget nel quale far rientrare l’operazione. Se già questo identifica una profonda trasformazione rispetto alle prassi degli ultimi anni, Viola fa ulteriormente notare che negli ultimi tempi anche le stesse richieste di remunerazione dei consulenti si sono ridotte, almeno nell'ordine del 30 o del 40 per cento. Per arrivare a questo, però, non è stato necessario sgomitare. Bensì sono stati gli studi stessi a rendersi conto del cambiamento dell’ecosistema economico e a contenere i tariffari. In questo senso si realizza con maggiore concretezza quella trasformazione dapprima da professionista a consulente, e poi da consulente a partner dell’azienda. Attento anche al suo esborso finanziario e alla ragionevolezza delle proposte di remunerazione. “Dieci anni fa si diceva che con gli avvocati non si sarebbe mai potuto fare un affare. Oggi non è più così”. Questo vale anche sul fronte prettamente operativo. Il legale interno, infatti, coinvolge fin dall'inizio dell’operazione il legale esterno, sforzandosi di far capire le motivazioni di business che risiedono dietro la richiesta, per esempio, di una determinata clausola. Quest’ultimo si presenta ben più reattivo di una volta. E i rapporti tra i due mondi, forse, si stanno iniziando a distendere.


Sul numero di luglio di TopLegal la versione integrale dell'approfondimento su Damiani


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