Per i dipartimenti M&A degli studi legali il 2007 si preannuncia ricco di operazioni, soprattutto italiane. Secondo una ricerca condotta da Robert Half Executive Search condotta su un campione di 2.500 manager internazionali, di cui 150 italiani, quest’anno il 55% delle imprese tricolore ha in programma progetti di riorganizzazione. Circa il 13% avrebbe invece l’intenzione di procedere a operazioni straordinarie di fusione e acquisizione. Un tasso di gran lunga superiore rispetto a quello del Regno Unito e Francia, pari al 9%, e della Germania, pari al 2%.
La richiesta di assistenza legale potrebbe provenire in gran parte dalle piccole e medio imprese, considerato il bonus fiscale introdotto con l’ultima finanziaria. La norma introdotta dal fisco, derogando alla regola generale che stabilisce l’irrilevanza fiscale dell’iscrizione di avviamento o rivalutazioni dei valori di costo dei cespiti dell’incorporata, consentirà infatti di riconoscere fiscalmente tali differenze nel caso in cui emergano in conseguenza di operazioni di fusione o scissione, purchè queste siano effettuate tra il 2007 e il 2008. Il limite di tale riconoscimento è stato fissato a 5 milioni di euro. Tale importo concorrerà alla determinazione dell’imponibile fiscale dei periodi di imposta successivi all’operazione straordinaria sotto forma di ammortamento dell’avviamento e dei vari cespiti rivalutati sulla base delle aliquote relative a ciascun cespite.
Tuttavia, sull’efficacia di tale norma i dubbi ci sono. «Se il bonus previsto dalla finanziaria» dichiara Francesco Tabone, partner di Vita Samory Fabbrini e associati specializzato nel Tax, «sarà in grado di innescare una serie di fusioni e incorporazioni nel mondo delle piccole e medie imprese aventi la forma giuridica di società di capitali resta da vedersi. Le disposizioni da sole non sono in grado di creare un presupposto significativo ai fini di un processo aggregativo, che non può certamente prescindere da preesistenti concrete considerazioni di carattere economico-strategico e finanziario dei player interessati a operazioni di tipo straordinario».
Ad avvalorare questa tesi è il fatto che il beneficio fiscale è spalmato su più anni attraverso la procedura dell’ammortamento. «Meglio sarebbe stato» continua Tabone, «compatibilità di bilancio permettendo, se l’incentivo avesse previsto la possibilità per gli operatori di usufruire di tali benefici attraverso lo strumento del credito d’imposta anche parziale. In altre parole, il bonus dei 5 milioni che consente nel tempo un risparmio globale di 1,8 milioni, è dubbio possa di per sé costituire un “additivo” alle fusioni tra le piccole e medie imprese che, nell’interesse del paese, tutti quanti auspichiamo».
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