La società Il Ponte, che produce le borse Bridge, assistita da Giulio Andreani, Giuseppe Ferrara e Matteo Forconi, tutti e tre titolari degli omonimi studi, si è appellata alla Corte Europea contro l’Agenzia delle Entrate per la violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La violazione è conseguente a un'errata applicazione - da parte della stessa Agenzia - della norma del Testo Unico delle imposte sui redditi che prevede la indeducibilità dei costi sostenuti dalle imprese per acquistare beni o servizi presso un soggetto residente in un paradiso fiscale.
Questa norma ha sì lo scopo di impedire il riconoscimento di costi derivanti da acquisti intercorsi con soggetti sospetti, in quanto residenti in paradisi fiscali, ma finisce per colpire, a causa dell'interpretazione che ne danno il fisco e talvolta pure i giudici tributari, anche le operazioni reali e le imprese che operano correttamente. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo tutela infatti anche il diritto di proprietà, il quale è violato quando, come nel caso de Il Ponte, ai fini della tassazione del reddito delle imprese il fisco disconosce i costi di acquisto sostenuti dagli operatori italiani, se questi non sono in grado di provare non solo l'effettività dei loro acquisti e la congruità dei relativi prezzi di acquisto, ma anche che non esiste in tutto il mondo un’ impresa presso la quale sarebbe stato possibile acquistare i medesimi beni a prezzi più bassi. Si tratta infatti di una prova che è impossibile fornire: da qui la violazione della Convenzione.
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