Practice che crescono e altre che decrescono. Studi e professionisti che vivono il loro periodo d’oro e altri che si trovano a fare i conti con sofferenza di risultati. Attraverso i TopLegal Awards, in una sera, si ripercorre un anno di mercato legale. E i risultati finali non possono che essere specchio di questo spaccato in mutamento. Uno specchio che riflette non solo le osservazioni di chi come TopLegal ne è organo esterno, ma anche di chi ne vive da protagonista la quotidianità operativa, vale a dire i clienti.
Mai come quest’anno la vera vincitrice della serata, alla fine, è stata la categoria che guarda al futuro. Ad essere premiata dai giurati, infatti, in ultima istanza è stata la progettualità. Basta scorrere la lista dei nomi dei pluripremiati perché la cosa balzi subito agli occhi. A salire per ben tre volte sul palco sono stati Bird & Bird, Dla Piper, Gianni Origoni Grippo Cappelli & partners e Bonelli Erede Pappalardo. Tutti studi caratterizzati, pur nella diversità di approccio e strategia, da un minimo comune denominatore: la progettualità. Una progettualità che per alcuni affonda le radici in tempi non sospetti – prima che la crisi rimestasse le carte in tavola – mentre per altri è frutto e risposta a una necessaria riflessione su modello e struttura delle insegne. Una risposta, però, che seppur necessaria è ancora appannaggio di pochi.
Ma i TopLegal Awards di quest’anno forniscono il destro anche per un’ulteriore osservazione: chi più di altri sembra impegnato nella costruzione di questa visione di lungo periodo sono gli studi internazionali, che, come mai nelle scorse edizioni, hanno fatto incetta di premi, soprattutto nelle categorie più attese: i premi individuali, sia relativi agli studi che ai professionisti. Eccezion fatta per le tre categorie a connotazione maggiormente geografica (studio nord, centro e sud), sui restanti otto premi individuali, ben sei statuette sono state conquistate da law firm estere. Un segno dell’invasione straniera? Certamente no. Mai come in questa congiuntura storica la presenza degli studi internazionali in Italia è contenuta e attentamente calibrata rispetto alle reali esigenze del business. La risposta, ancora una volta, non può che trovarsi nella capacità di avere una visione di lungo periodo.
Come più volte è stato ripetuto sul palco degli East End Studios nel corso della manifestazione, per intercettare i trend futuri del settore la via più facile è guardare cosa succede nel mercato angloamericano. Ebbene, gli Awards hanno dimostrato che, forse, lo sguardo dovrebbe essere volto fuori dai confini del Belpaese non solo per individuare nicchie di mercato, ma anche per intercettare i contorni che ridisegneranno il volto della categoria.
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