di Francesca lai
Il 26 luglio 2024 il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo 5 agosto 2024, che ha apportato delle modifiche alla disciplina del regime di Cooperative Compliance e Tax Control Framework, entrato in vigore lo scorso 4 gennaio 2024. Quali sono gli effetti di tali cambiamenti normativi?
Ha fatto chiarezza su vantaggi e criticità il Tax Forum, evento organizzato da TopLegal a Milano il 3 dicembre 2024, che ha riunito esperti, professionisti e rappresentanti del mondo fiscale per discutere le nuove frontiere della fiscalità italiana e internazionale. Il forum ha trattato una vasta gamma di temi, dalla riforma del sistema fiscale italiano alle innovazioni in ambito di cooperative compliance, fino alle complesse questioni legate alla tassazione dei prodotti digitali e delle criptovalute.
Giulio Centemero, capogruppo della Lega nella VI Commissione Finanze alla Camera dei Deputati, ha aperto il dibattito con un’introduzione sulle recenti evoluzioni della fiscalità. «Ci troviamo di fronte a una piccola rivoluzione fiscale - ha dichiarato il deputato –. Il regime di Cooperative Compliance rappresenta una nuova prospettiva per il rapporto tra le aziende e l’amministrazione fiscale, mirando a una maggiore certezza e semplificazione del sistema tributario». L’obiettivo dichiarato è creare un sistema più equilibrato e favorevole al contribuente, con la promessa di ridurre le sanzioni per coloro che aderiscono al regime collaborativo e di semplificare le procedure fiscali.
La prima tavola rotonda, intitolata “Adempimento collaborativo e rischio fiscale: l’allargamento del Tax Control Framework”, ha visto la partecipazione di esperti come Domenico Borzumato, partner tax, international tax e transaction services di Ey Slt, Pietro Bracco, presidente del comitato tecnico fiscale di Andaf (Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari), e Luca La Barbera director of tax, head of Southern Europe, Central Europe e Middle East di Accenture. Borzumato ha approfondito il tema dell’ampliamento dell’adempimento collaborativo alle medie imprese, grazie al decreto legislativo n. 221 del dicembre 2023, che ha introdotto incentivi e benefici premiali. «L’obiettivo è incentivare l’adempimento spontaneo e il dialogo tra le imprese e l’Agenzia delle Entrate», ha spiegato, sottolineando l’importanza di un sistema che riduca le sanzioni per le imprese virtuose.
Pietro Bracco di Andaf ha evidenziato le difficoltà delle medie imprese nell'aderire al regime di adempimento collaborativo. «Le medie imprese si trovano ad affrontare ostacoli significativi: dai costi elevati per implementare un sistema di controllo interno, alla percezione di benefici troppo lontani - ha dichiarato -. È necessario semplificare il sistema e di rendere i benefici tangibili, in modo che l'adempimento collaborativo non venga visto come un ulteriore onere fiscale».
Dalle parole di Luca La Barbera è emerso il ruolo cruciale del consulente legale nell’implementazione di un efficace Tax Control Framework (Tcf). «Il Tcf è come un abito su misura, progettato per le specifiche necessità dell’azienda. Senza l'impegno della leadership aziendale, però, il sistema non può funzionare». La sua osservazione mette in luce l'importanza di un approccio integrato e strutturato, in cui la collaborazione tra il consulente e l’azienda è fondamentale per il successo del processo fiscale.
Al centro della seconda tavola è stato posto il tema della riforma Irpef/Ires, approvata il 3 dicembre scorso, e le novità nelle operazioni straordinarie, come scissioni, conferimenti e fusioni. Francesco Nobili socio di Biscozzi Nobili, ha parlato delle novità riguardanti i conferimenti di partecipazioni, sottolineando come l’applicazione del principio di realizzo controllato sia stata estesa con particolare riferimento ai conferimenti di partecipazioni qualificate non di controllo di cui all’articolo 177, comma 2-bis, Tuir. «Questa modifica rappresenta un’opportunità per le imprese, offrendo maggiori opportunità per ottimizzare la fiscalità nelle operazioni straordinarie».
Andrea Tempestini head of italian practice di McDermott Will & Emery, invece, ha approfondito il tema della scissione con scorporo, una delle novità più rilevanti del decreto fiscale. «Questa nuova figura permette una riorganizzazione più flessibile, pur mantenendo la neutralità fiscale», ha spiegato. Infine, secondo Claudio Feliziani, group tax director di De Agostini, diverse sono le criticità relative alla riforma fiscale, in particolare riguardo ai conferimenti di azioni in contesti internazionali. «Rimane alto il rischio di piena imposizione su plusvalenze latenti in ragione della limitata applicabilità dei regimi di “realizzo controllato” e “neutralità fiscale”, specialmente in operazioni transfrontaliere, come già si è verificato per alcune operazioni condotte da De Agostini», ha evidenziato Feliziani
La tassazione delle criptoattività e dei prodotti digitali finanziari è stato l’argomento del terzo tavolo di confronto. Un tema molto attuale, data la crescente diffusione delle criptovalute nel mondo degli investimenti e dei pagamenti digitali. Giacomo Vella, direttore dell’Osservatorio Blockchain & Web3 del Politecnico di Milano, ha analizzato l’utilizzo delle criptoattività da parte delle imprese, spiegando che «le criptoattività sono usate principalmente in tre modi: come stablecoin per i pagamenti, come strumenti di investimento e per finanziare progetti di innovazione», ha dichiarato Vella. Il suo intervento ha messo in evidenza come le aziende stiano sempre più guardando alle cripto come un’opportunità per diversificare i propri investimenti e sperimentare nuove soluzioni tecnologiche.
Per Serena Pietrosanti, head of tax – Italy, corporate & finance, di Hogan Lovells la proposta del viceministro Leo di aumentare la tassazione sulle plusvalenze derivanti dalle criptovalute è un passo indietro rispetto al tentativo di normalizzare il trattamento fiscale di queste attività operato nel 2023. «L’aumento della tassazione renderebbe meno attraente il mercato delle criptovalute rispetto agli altri investimenti di natura finanziaria», ha affermato Pietrosanti, «e potrebbe quindi sprecare gli sforzi sino ad ora compiuti per portare maggiore trasparenza e certezza fiscale nel settore».
Francesco Guelfi, partner di A&O Shearman, ha invece sottolineato l’incertezza normativa che circonda le criptoattività. «La mancanza di chiarezza normativa crea rischi operativi significativi per gli intermediari finanziari», ha affermato Guelfi, «e aumenta i costi operativi, spingendo molte aziende a cercare consulenze specialistiche per garantire la conformità fiscale».
Marco Capra, consigliere della Fondazione dei Dottori Commercialisti di Milano, ha concluso il forum con una riflessione sull'incertezza normativa. «Gli intermediari finanziari avranno un ruolo cruciale nel garantire la compliance fiscale, soprattutto in un contesto complesso come quello delle criptoattività», ha osservato Capra, suggerendo ai giovani professionisti di considerare una specializzazione in questo ambito per rispondere alle sfide fiscali del futuro.
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