Trust in Italia, no a quelli antimafia

23-10-2008

Censurare i trust antimafia. È questo uno dei messaggi più forti lanciati in occasione del 4° Congresso Nazionale dell'Associzione “Il trust in Italia” a cui hanno partecipato oltre 400 professionisti, tra avvocati, notai e commercialisti. Uno dei temi su cui si è dibattuto di più è stato quello della responsabilità professionale e la deontologia. Gli ispiratori dei codici deontologici dei tre ordini professionali (Condò per i notai, Marchese per i commercialisti e Danovi per gli avvocati) sono intervenuti sul recente fenomeno di quei trust ai quali si ricorre per partecipare anonimamente a gare di appalto quando non si ottiene la liberatoria antimafia.

 
«Il professionista», ha dichiarato a tal proposito Annapaola Tonelli, avvocato dello studio Rossotto & Partners, «ha un preciso dovere di informazione, di un'approfondita preparazione specialistica, di condivisione con tutte le categorie professionali delle singole problematiche che derivano da ogni singolo atto di trust». Tra le altre novità di cui si è discusso durante il congresso, quelle relative all'utilizzo del trust consentito dalle recenti modifiche al codice civile. Come per esempio quella nell'ambito della trasformazione eterogenea di una società e il passaggio generazionale dell'impresa, che consente grandi vantaggi fiscali. Novità anche per quel che riguarda l'imposizione indiretta e diretta. E' stato introdotto un regime fiscale di grande favore per i trust interni, per cui un trust di qualsiasi tipo sconta impostre dirette e indirette assolutamente inferiori rispetto a quelle che sconterebbe in altri Paesi.

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RP Legal & Tax AnnapaolaTonelli, GianfrancoCondò


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